Migranti, Pippo Civati contro le fake news: “Io un rifugiato l’ho ospitato”
“Alle 19.53 di sabato, mentre ero al PolitiCamp di Reggio Emilia dove discutevo con Leonardo Becchetti e in attesa che ci raggiungesse Pierpaolo Capovilla, mi arriva questo messaggio su WhtasApp da un numero che non conosco: ‘Buonasera, mi scusi il disturbo, sono un operatore di una organizzazione non governativa. Avevo provato a contattarla ieri, ed anche oggi, per chiederle se intendeva aderire ad una grande iniziativa avviata per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’immigrazione. In tale contesto, proprio per dare una risposta alle politiche non inclusive del governo, le chiedevamo se era disponibile ad ospitare uno o più migranti. La ringrazio (Giovanni Russo)’. Alle 20.39, rispondo: ‘Possiamo sentirci domattina? Mi scusi ma ora non riesco. Come si chiama la sua Ong?’ Invece di ricevere dettagli in merito e attendendo una telefonata da Giovanni Russo mi sono ritrovato su Il Tempo in un articolo in cui si dice che i vip e gli intellettuali (entrambe categorie a cui peraltro non appartengo) rifiutano la proposta di una finta Ong'”. Lo afferma Giuseppe Civati, fondatore di Possibile, ricostruendo come è andata la vicenda che ha portato a un articolo scritto da su ‘vip e intellettuali’ che avrebbero rifiutato di ospitare ‘profughi’.
“Finta l’Ong e finta l’informazione – aggiunge Civati – all’insegna della solita, immancabile fake news. Ricordo che in passato, interpellato da Le Iene, ospitai nel monolocale in cui mi trovavo in affitto a Roma quello che mi fu presentato al telefono come rifugiato. Un ragazzo del Gambia. E non mi sono limitato a ospitare solo per il periodo in cui le Iene dovevano fare la trasmissione, ma ho sostenuto e seguito per mesi, fino a quando non ha deciso di lasciare il nostro Paese per raggiungere alcune persone con cui era in contatto. Ora si trova in Germania, lavora regolarmente e ci sentiamo, come vecchi amici”.
“Ne parlo – conclude il fondatore di Possibile – anche nel mio libro ‘Voi sapete’. Se qualche giornalista, non anonimo, pseudonimo o, per sua stessa ammissione, ‘finto’ volesse scriverne, ne sarei felicissimo. Pur non essendo né un vip né un intellettuale, ho ospitato un rifugiato. Ed è stata una bella esperienza, che ricordo ancora con affetto e partecipazione”.