Cesa. De Michele: “Ecco perché mi sono dimesso dal PD”
“Ormai è trascorso un altro mese dalla mia richiesta al Partito Democratico di prendere una posizione netta in merito ai gravissimi comportamenti perpetrati nei miei confronti dal Guida Vincenzo e dai familiari. Vi è stata l’emissione di una misura cautelare, a seguito della quale, nonostante fossi parte offesa, mi sono dimesso da dirigente locale per tutelare il partito, successivamente è stato emesso un decreto di giudizio immediato, poi ci sono stati ulteriori sviluppi giudiziari, ma nessuna risposta o iniziativa è stata assunta dal partito al riguardo“. E’ quanto scrive in una nota Raffaele Massimiliano De Michele, ex dirigente del PD Cesa.
“Le ragioni di tale silenzio sono state ricondotte genericamente all’asserita natura personale di quanto da me subito, ignorando come invece i gravi comportamenti di cui sono stato vittima si inseriscono in un contesto politico che normalizza e giustifica la violenza e la sopraffazione, dimenticando che gli stessi imputati iscritti al PD, hanno inviato le missive anonime: ai dirigenti e tesserati locali del partito, ai membri delle opposizioni consiliari, a un assessore ancora in carica, oppure che i continui attacchi diffamatori Si sono consumati durante riunioni politiche e in presenza di membri dell’attuale maggioranza. L’autenticità di un contesto democratico, rispettoso dei diritti e della dignità di tutti e tutte impone un’immediata e chiara assunzione di responsabilità politica di un intero partito dinanzi alle gravi imputazioni di cui dovrà rispondere il Vincenzo Guida. Al contrario, a fronte delle prime rassicurazioni ricevute, nei mesi, per me molto dolorosi, hanno prevalso l’indifferenza e valutazioni di strategia e opportunità, queste si di natura personale, un atteggiamento che ha alimentato la prevaricazione e la violenza commessa ai miei danni, a partire da riunioni ad hoc convocate per deliberare la mia espulsione, fino all’escalation dell’azione persecutorie e diffamatoria consumata ai miei danni, della quale tutti i dirigenti locali sono a conoscenza. Non ha alcun senso promuovere eventi a sostegno degli immigrati, delle donne maltrattate, delle coppie di fatto, indossare scarpe e magliette rosse se poi si tollera la sopraffazione dei diritti personali di donne, uomini e bambini innocenti. in considerazione dell’inerzia che ha connotato i rappresentanti locali del partito democratico dinanzi all’ingiustìzia subita, aggravata proprio dall’assenza di un freno politico, sono costretto a dimettermi dal partito, in quanto luogo rivelatosi politicamente inadeguato a perseguire i valori di democraticità, rispetto, giustizia e rigore morale che guidano il mio agire personale e politico“.