Ticket pasto, Slg-Cub Poste e Cobas: “Chiediamo l’intervento del ministro Di Maio”

Slg-Cub Poste e Cobas Poste hanno tenuto oggi una conferenza stampa, comunicando di avere inviato, ieri, una lettera al Ministro del Lavoro, per denunciare il comportamento di Poste Italiane, nella gestione della nota vicenda dei ticket QUI! Group, che nessun commerciante accetta ormai da tempo, cosa che costringe i lavoratori postali a spendere i propri soldi per fruire del diritto alla refezione, previsto invece contrattualmente a carico dell’azienda.

“Chiediamo al ministro Di Maio – fanno sapere i dirigenti Slg-Cub Poste e Cobas Poste – di intervenire affinché le Poste forniscanosubito ticket validi sostitutivi, acquistandoli da altre società affidabili, per sostituire quelli inutili di QUI! Group, senza perdere altro tempo in manovre dilatorie. Dal 2016, Poste Italiane ha affidato la gestione dei ticket pasto alla società QUI! Group, a copertura del nord (Emilia Romagna esclusa) e sud Italia, per un bacino di circa 100 mila unità lavorative, stabili e precarie. Da oltre un anno, Poste italiane sa che QUI! Group non rimborsa i commercianti, alcuni dei quali hanno iniziato a rifiutare i suoi ticket creando ovvie difficoltà ai dipendenti postali, soprattutto fuori dai capoluoghi. Pur tuttavia, anziché cambiare emettitore, Poste Italiane ha preferito prorogare la validità dei ticket di 12 mesi, concedendo così allo stesso emettitore l’opportunità, col contributo involontario dei lavoratori postali, di consolidare e diffondere il sistema dei mancati rimborsi, causando con ciò il rifiuto collettivo dei commercianti alla loro accettazione. Ma, I’azienda continua a caricare gli inservibili ticket QUI! Group su card e buste paghe dei dipendenti, come nulla fosse, obbligandoli a spendere i propri soldi per la refezione, non trovando più esercenti disponibili ad accettarli. Peraltro, con lettera del 21 giugno scorso, il responsabile Risorse Umane Centrale Ignazio Vacca ha espresso ai sindacati una dimensione marginale dei disservizi QUI! Ticket (solo 347). Tuttavia, il 7 agosto cm., con la lettera in oggetto, lo stesso Vacca ha comunicato la rescissione del contratto con Qui! Group, seppur il 27 luglio scorso fosse stato appena stipulato un nuovo accordo con tale società. Il perché di questa improvvisa retromarcia sta nel comunicato sindacale ai mass-media, del 3 agosto, con il quale le scriventi hanno chiarito gli oscuri retroscena della vicenda dei ticket e che ha perciò indotto Poste Italiane a cessare frettolosamente il rapporto con con QUI! Group”.

“In una lettera inviata da Poste Italiane, la stessa esprime un evidente paradosso, poiché, da un lato, annuncia la risoluzione contrattuale con QUI! Group, per inaffidabilità, e dall’altro (pur in condizioni di risoluzione contrattuale) assegna alla stessa QUI! Group il compito di trasformarsi in società affidabile, per ”assicurare la continuità del servizio e la piena fruibilità dei buoni pasto fino al subentro di un fornitore alternativo ”. A parere delle scriventi, tale assurda richiesta, oltretutto rivolta a una società in via di fallimento, rappresenta un’espressione plastica del
metodo di Poste Italiane, nel campo dei diritti: far pagare i propri oneri ai suoi maltrattati dipendenti e – in questo caso – anche agli sfortunati e palesemente rovinati commercianti (che hanno venduto la merce senza essere pagati). Si capisce, così, perché Poste Italiane eviti pervicacemente di acquistare, da altre aziende affidabili, stock di ticket validi per i propri dipendenti, continuando a consegnare ai lavoratori gli inutili ticket QUI! Group. Dunque, se prima, ai circa 100.000 dipendenti interessati, il diritto alla refezione retribuita era negato a macchia di leopardo, ora viene del tutto negato, perché nessun commerciante accetta più i ticket. Pertanto, Le segnaliamo quanto sopra chiedendo un Suo tempestivo intervento, per tutelare diritti contrattuali e reddito dei dipendenti di Poste Italiane, affinché I’azienda fornisca subito ticket sostitutivi e immediatamente spendibili ovvero monetizzi, in regime di defiscalizzazione, l’intero ammontare dei ticket non spendibili, sia ai lavoratori stabili che precari, anche cessati. In merito a tutto quanto sopra, le scriventi si rendono disponibili al confronto e a fornire eventuali altri elementi”.

Redazione

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