Sant’Arpino. Le strade del nuovo complesso edilizio intitolate a donne italiane

“Il comune di Sant’Arpino con specifica delibera di giunta ha intestato tutte le strade del nuovo comparto edilizio di via Alessandro Volta, (nuovi insediamenti abitativi del piano casa) a donne italiane per colmare una disparità di genere molto forte nel campo della toponomastica. La giunta comunale ha dedicato le nuove strade a donne che hanno lasciato un segno importante nel campo della letteratura, della storia e delle scienze”. L ofa sapere Giuseppe dell’Aversana, sindaco di Sant’Arpino.

“Tutte le strade di quel comparto erano senza nomi con notevoli disservizi per i cittadini. Noi abbiamo pensato di dedicarle alle donne. Pertanto da domani avremo a Sant’Arpino, via Rita Levi Montalcini, Via Alda Merini, via Grazia Deledda, via Matilde Serao, e viale Regina Sancia d’Aragona. Le strade in cui abitiamo, ricordano sempre celebrità maschili non lasciando nessuna traccia di storie femminili e spesso mostrano delle donne solo immagini pubblicitarie che riportano i corpi delle donne ed escludono la dimensione intellettiva, noi abbiamo tentato un’inversione di tendenza con Rita Levi Montalcini, scienziata e premio nobel per la medicina Alda Merini poetessa dai versi struggenti, Grazia Deledda prima donna italiana a vincere nel 1927 il premio nobel per la letteratura, Matilde Serao, giornalista, scrittrice, fondatrice del giornale “Il Mattino” autrice di romanzi fra cui “Il ventre di Napoli” fedele testimone delle speranze dei bassifondi napoletani. Per la regina Sancia d’Aragona vi è invece il suo legame con la storia del comune. “La Maddalena” come tutti gli anziani del nostro comune chiamano la zona a ridosso del cimitero, al confine con Fratta è la parte del territorio comunale ove sono stati realizzati i nuovi insediamenti abitativi del piano casa e dove si trovano le nuove strade. Il toponimo catastale ” la Maddalena” deriva dal fatto che tutta quella parte di territorio apparteneva al monastero della Maddalena di Napoli. Quel territorio era di Sancia d’Aragona, regina di Sicilia e di Napoli, moglie di Roberto d’Angiò, re di Napoli. ed in precedenza erano beni appartenuti al defunto Jean Troussevache cavaliere francese feudatario di parte del territorio di Sant’Arpino che a sua volta li aveva ricevuti dal re Carlo D’Angiò per i servigi resi. La regina Sancia e suo marito Roberto erano protettori dell’ordine dei francescani e vollero edificare la stupenda chiesa di Santa Chiara. La regina Sancia fondò il primo orfanotrofio d’Europa ed a Napoli nel 1324 fondò un ospizio dedicato a S. Maria Maddalena destinato ad accogliere donne di facili costumi che si fossero ravvedute. Dopo pochi anni l’ospizio diventò un vero e proprio monastero femminile al quale dopo la morte del marito e prima di ritirarsi in monastero nell’anno 1344 la regina Sancia lasciò moltissime proprietà con atto rogato dal notaio Giovanni Carroccello di Napoli. Fra i beni donati al monastero di Santa Maria della Maddalena vi erano i beni feudali di Jean Trossevache nella villa sancti Elpidii di circa 108 moggi di terreno. Quella vasta area del comune di sant’Arpino da allora è stata sempre chiamata “la Maddalena” a causa di questa donazione della regina. Dal suddetto documento si legge che nel casale di Sant’Arpino nel 1344 vi erano ben 39 famiglie vassalle della regina Sancia nonché cinque famiglie vassalle del vescovo di Aversa. Nel 1344 la regina Sancia si ritirò in monastero ove prese i voti come suor Chiara. Sancia mori il 28 luglio del 1345 e la sua salma si trova nella chiesa di S.Chiara insieme a quella del marito.Dunque un riequilibrio di genere negli spazi urbani, diventa un forte segnale culturale che tende a ridare il giusto valore all’altra metà del cielo ed anche a far riscoprire le tracce delle storie femminili, ai giovani del nostro comune, colmando un vuoto sulle assenze femminili nella nostra toponomastica cittadina”.

Redazione

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