Orta di Atella. ‘Solo un Prete’: presentazione del libro su Don Diana

«Se ti raccontassi la storia di un amico che non ha mai svolta attività di anticamorra, che non ha mai scritto, di pugno suo, quel famoso documento di cui tanto si è parlato; se ti raccontassi che non è stato altro che un prete di paese … » (Solo un prete)

Scritto a quattro mani, nella forma di un racconto/intervista, Solo un prete di Giuseppe Sagliano e Luigi Intelligenza si presenta come un tentativo di fare chiarezza sulla figura e la storia del prete di Casal di Principe don Giuseppe Diana,ucciso il 19 marzo del ’94 nella sua chiesa mentre si accingeva a celebrare messa. Un qualcosa dunque che finora mancava nella nostra pubblicistica locale e nazionale:di articoli di giornali, come anche di libri, sulla figura del prete anticamorra, ne sono stati scritti tanti e diversi, dalla sua storia è stato ricavato anche uno sceneggiato televisivo con importanti personaggi del mondo dello spettacolo.

Iprimi due libri: uno ancora nel ’94 curato da Goffredo Fofi, “Per amore del mio popolo. Don Peppino Diana vittima della camorra” (Tullio Pironti ed.); l’altro, solo l’anno dopo,Nel solco della speranza (a cura di F. Angelino e E. Rascato Editrice Redenzione). Mentre il primo testo era frutto immediato di un gruppo di intellettuali, tra loro anche mons. Nogaro vescovo di Caserta, che accentuava la letturasocio-politica del prete assassinato dalla camorra, l’altro testo nasceva in ambito prettamente ecclesiale della diocesi aversana e conteneva i ricordi personali di coloro che lo avevano conosciuto da vicino.

Sono questi i due filoni sui quali si è mossa la memoria pubblicadi don Peppe Diana: esaltazione della figura di prete anticamorra impegnato nel sociale fino a farne un agitatore politico, lettura intimistica di un prete nella sua attività pastorale.

Solo un preteva al di là di questi due estremi e al di fuori di stereotipi precostituiti cerca la figura autentica di don Peppe Diana con gli occhi dolenti di chi lo ha conosciuto di persona e ancora oggi non si rassegna alla sua perdita:«La natura di don Peppino Diana era quella di uomo di chiesa, di uomo e sacerdote imprescindibili l’una dall’altra, di guida spirituale, di insegnante, di capo scout. Don Peppino Diana esprimeva il proprio pensiero da intellettuale attraverso la parola del vangelo, lo faceva con facilità, perché nella parola di Dio cercava conforto, cercava spiegazioni, offriva soluzioni» (Solo un prete).

Precisare che don Peppe non era in primo luogo un prete anticamorra, ma solo un prete e se si vuole un intellettuale, significa sminuirne la figura? E perché questa letturaarriva solo ora ad un quarto di secolo dalla sua morte dopo che mass media, giornali, cinema e quant’altro, ne hanno fatto un’iconapubblica della lotta alla criminalità organizzata? Questi, insieme a tanti altri, gli interrogativi ai quali saranno chiamati a rispondere gli autori del libro.

L’incontro vedrà, dopo i saluti delle autorità, gli autori direttamente in dialogo con i cittadini, iltutto coordinato dal prof. Luigi Mozzillo e promosso dal Centro Studi Massimo Stanzione di Orta di Atella in collaborazione con le associazioni locali Archeoclub di Atella e Città Visibile.

Redazione

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