Poste Italiane, i lavoratori della mobilità volontaria scrivono a Di Maio
“Siamo i circa 5000 lavoratori postali che fanno parte della graduatoria di mobilità nazionale. Non servono grandi presentazioni, voi ci conoscete bene, perché ogni giorno le vostre segreterie provinciali e regionali ricevono telefonate di lavoratori disperati, con situazioni familiari drammatiche. Padri e madri costretti da anni a lavorare lontano dai propri figli, dalla propria famiglia e dalla propria terra. Figli che hanno genitori bisognosi di assistenza e non possono prestargli le dovute cure, perché distanti centinaia di chilometri. Mogli o mariti che chiedono un avvicinamento al proprio coniuge facente parte delle forze dell’ordine. Ce ne sono miglia di queste situazioni”.
“Sono anni che ci promettete che tutti prima o poi saranno trasferiti, sono anni che fate tessere sindacali promettendo trasferimenti che poi, di fatto, non avvengono. Questa volta con l’accordo sulle Politiche attive avevate l’occasione di mantenere quelle promesse, di regalare un po’ di serenità a questi lavoratori che, anche da più di 10 anni, fanno enormi sacrifici. Dopo decine di incontri, di verbali, di riunione serrate, avete partorito un topolino. 206 trasferimenti per i portalettere e 206 trasferimenti per gli operatori di sportello, più qualche altro movimento per gli specialisti. Tutto questo a fronte di più di 5000 domande di trasferimento che attendono in un cassetto da anni. Tante categorie di lavoratori, poi, addirittura non vengono neanche considerate nel processo di mobilità, come se non appartenessimo tutti alla stessa azienda. Mentre pensate a stabilizzare nuovo personale, con numeri ben diversi da quelli riservati ai trasferimenti, non siete neanche stati in grado di riservare un sacrosanto diritto di precedenza per far attivare ed esaurire per prima la mobilità nelle province interessate da queste stabilizzazioni. Personale neo assunto che va ad occupare il posto sotto casa mentre, chi da anni fa sacrifici e spera in un trasferimento, deve vedersi escluso. E non veniteci a raccontare che non ci sono i posti quando sono le vostre stesse segreterie regionali che aprono conflitti di lavoro in diverse regioni d’Italia per mancanza di personale…chissà come mai in quegli stessi conflitti non si cita mai la Mobilità. Oltretutto le miglia di assunzioni di CTD in questi anni sono la prova più palese che i posti ci sono. Tanti lavoratori poi stanno chiedendo di essere trasferiti dal Nord al Nord o, addirittura, dal Sud al Nord ma nonostante siate voi i primi a dire che queste tipologie di trasferimenti risultano più facili, non avete pensato neanche di cercare di far attuare questi ultimi. Avete superato voi stessi, avete preso in giro migliaia di lavoratori, per anni. Avete sottovalutato e trascurato, dipendenti ma soprattutto persone che per questa azienda hanno dato tutto. Moltissimi di noi, per non perdere punteggio nelle graduatorie di Mobilità, sono andati a lavoro anche malati, altrimenti l’anno successivo avrebbero perso i 15 punti per la nuova domanda di trasferimento. Ci avete tolto anche il diritto alla salute. Festività e compleanni “festeggiati” da soli, lontani chilometri dai propri affetti, perché l’azienda non concedeva nemmeno le ferie. Ora ad un paio di giorni dall’inizio della Mobilità che sarebbe dovuta partire dopo il 15 settembre, arriva un verbale dove con una procedura del tutto nuova, tanto per complicare ancora di più la vita a quei pochi fortunati, bisognerà accedere tramite un fantomatico applicativo per poter selezionare gli uffici, in ordine di preferenza all’interno della provincia richiesta in fase di trasferimento. Oltretutto vengono unificate le graduatorie tra part-time e full-time, creando ancora più confusione tra i lavoratori. Davvero un “ottimo lavoro”, ma d’altronde non potevamo aspettarci nulla di positivo da chi per anni ha fatto finta di occuparsi di mobilità volontaria speculando sui tanti lavoratori che hanno come unico desiderio quello di ricongiungersi alle proprie famiglie. Avete dimostrato l’incapacità della classe dirigente sindacale, che non ascolta più il bisogno dei lavoratori ma sembra sempre più pensare solo ed esclusivamente alle proprie posizioni di rendita. Anche voi fate parte dei vecchi sistemi clientelari e della vecchia politica, che sta lasciando spazio a populismi, perché da voi non ci si sente più rappresentati. E anche i lavoratori stanno cominciando a rendersene conto. Sicuramente i tanti che stavano sperando in voi per questo benedetto trasferimento, dovranno aprire gli occhi e cancellare in massa le vostre tessere sindacali. Noi come lavoratori ci affideremo sicuramente a qualche bravo avvocato o a qualche sigla sindacale minoritaria ma che sappia ristabilire i diritti che voi non siete stati in grado di tutelare. Questa gestione della mobilità, dove si pensa prima ad assumere poi forse e dico forse a trasferire, non può essere una soluzione da noi condivisibile. Troppi anni sono passati senza che voi abbiate fatto qualcosa di concreto per noi e adesso è giunta l’ora in cui dobbiamo essere noi a fare qualcosa per noi stessi e per il nostro diritto ad ottenere un trasferimento. Grazie per averci fatto passare anni di false promesse lontani dai nostri cari”.