Tommariello d’oro, Montefusco consegnerà le chiavi della città al suo cittadino illustre Massimo Giletti
Tommariello d’oro: sarà una serata indimenticabile al Palazzetto dello Sport con Ikarus, Soleluna, Michele Zarrillo e Giovanni De Vizia.
Spettacolo, musica, riconoscimenti per i nostri illustri irpini, divertimento e una stretta di mano fortissima al grande Massimo Giletti che ancora una volta – anche ieri sera durante la trasmissione ‘Non è L’Arena’ – ha dimostrato di essere dalla parte giusta, ha dimostrato coraggio, schiena dritta, dignità; ha dimostrato di essere al fianco di chi non ha voce.
Per questo la comunità di Montefusco guidata dal primo cittadino Carmine Gnerre Musto è orgogliosa di poter consegnare la cittadinanza onoraria al suo illustre cittadino: Massimo Giletti.
Un lungo iter che ha visto – su proposta del consigliere delegato alla cultura, Teresa Lombardo – finalmente l’approvazione in Consiglio comunale.
Ancora pochissime ore e l’evento atteso taglierà il nastro del successo.
Questa sera alle ore 20.30 a Montefusco, nel Palazzetto dello Sport – INGRESSO GRATUITO – , in località Sant’Egidio saliranno sul palco, per ricevere l’ambito premio Gerardo Capozza, capo cerimoniale Palazzo Chigi e Myriam Clemente capo ufficio legale e riscossione Agenzie delle entrate Direzione regionale della Campania; lo stimato dott. Carlo Iannace.
La kermesse vedrà sul palco il nostro orgoglio: il giornalista, conduttore e autore Massimo Giletti. Al suo fianco una madrina d’eccezione Angela Tuccia.
A Giletti sarà consegnata anche la motivazione del giusto riconoscimento che la comunità di Montefusco ha voluto tributare al giornalista e uomo con la schiena dritta -.
Giletti cittadino onorario di Montefusco: ecco perché. Le motivazioni “sono ascrivibili – si legge nella proposta a firma della giornalista Teresa Lombardo – essenzialmente a due ordini di motivi, complementari tra loro: il primo di questi riguarda la sua caratura professionale e culturale, il secondo si collega invece alla dimensione più intima della sua vita privata, fortemente caratterizzata dalla luce della fede”.
“… L’idea di tributare – si legge nella proposta – un simile riconoscimento al dottor Giletti è però convintamente rafforzata da un terzo elemento, a mio avviso fondamentale, oltre che chiarificatore della presente richiesta: il dottor Giletti, soprattutto in questi ultimi anni di collaborazione e di vicinanza al nostro territorio, ha lasciato comunque un segno umano profondo, poiché non si è limitato ad apportare un mero contributo professionale alla kermesse culturale ‘Il Tommariello d’Oro’, cui ha sempre aderito con piacere, ma si è speso in modo più ampio, utilizzando la risonanza del suo essere un personaggio pubblico a vantaggio della valorizzazione della comunità di Montefusco.
Massimo Giletti, ad esempio, nei giorni intensi dello svolgimento della manifestazione irpina ormai divenuta di respiro nazionale, ha sempre dimostrato una speciale attenzione, non solo di tipo organizzativo ma anche e soprattutto di natura più squisitamente umana, per questi luoghi che lo hanno ospitato, poiché proprio qui il giornalista e conduttore ha ritrovato quella forte spiritualità che da sempre attraversa e sostiene il suo percorso di vita.
A Montefusco, infatti, colui che nel 2010 condusse addirittura una trasmissione dal titolo ‘Una voce per Padre Pio’, ha respirato in prima persona quel genere di fede semplice, intima e popolare che, a ben guardare, costituisce una delle vere cifre distintive di questo nostro territorio”.
“Nel convento dei Frati Cappucini di Sant’Egidio – continua Lombardo – ancora oggi è custodita gelosamente la cella che nel 1908, per circa sei mesi, ospitò San Pio quando era ancora un giovane studente di teologia.
Questo aspetto, che agli occhi di molti può sembrare un dato isolato, ha colpito al cuore Massimo Giletti, cioè un uomo che già all’età di 8 anni, grazie alla nonna Biancamaria e alla mamma Giuliana, cominciò a conoscere e a riconoscere intimamente la dimensione della fede attraverso l’incontro dei più deboli, “… quei poveri della periferia di Torino che non avevano nulla”. “… la nonna – dichiara in un’intervista su Il Mio Papa – andava a portare loro i soldi raccolti. E’ stato il mio primo contatto con una preghiera vera, attiva”.
La richiesta di conferimento della cittadinanza onoraria a Massimo Giletti non vuole essere quindi una semplice gratificazione istituzionale, di cui sono sicura che lo stesso Giletti non abbia bisogno, ma presenta, chiaramente, una valenza molto più ampia, dal momento che, mediante un simile tributo, noi intendiamo soprattutto riconoscergli una ormai forte e profonda implicazione umana e spirituale con l’identità più intima di questi luoghi, quella religiosa.
Massimo Giletti ha infatti mostrato di saper riconoscere l’autentica bellezza del nostro piccolo borgo e della nostra terra grazie alle sue esperienze umane, mai urlate. La sua sensibilità, accresciuta notevolmente da una fede attiva, intima e discreta, si è esercitata negli anni a contatto diretto con la gente che soffre: per oltre 15 anni è stato barelliere, scegliendo di testimoniare anche così la sua profonda devozione all’amato San Pio. Sempre nell’intervista su Il Mio Papa, ricordando il ruolo cruciale ricoperto dalla figura della nonna negli anni della sua prima formazione interiore, Giletti ricorda a bassa voce e con un sottile velo di emozione di aver imparato a toccare con mano le sofferenze degli altri che in questo modo sono diventate generosamente anche le sue.
Sono queste alcune delle ragioni decisive che mi spingono a considerare il dottor Giletti un cittadino naturale di Montefusco. Se è vero infatti che la cittadinanza è innanzitutto un valore attivo sempre calato nell’identità sociale, allora non potrà più sembrare estrinseco o addirittura pretestuoso reclamare a piena voce un simile riconoscimento. Esso nasce infatti da una forma di urgente gratitudine che la nostra stessa comunità, a questo punto, non può non tramutare nel dono di una forma di cittadinanza ideale, spirituale, dove è soprattutto l’elemento vivo della fede ad unire due anime, quella di un luogo e quella di un uomo.
L’auspicabile conferimento di questa cittadinanza andrebbe, a mio avviso, dunque, a sigillare il forte legame spirituale che Massimo Giletti ha costruito, in questi anni, con la città di Montefusco; ma assumerebbe anche un altro importantissimo significato, quello di voler riconoscere in lui un giornalista, un conduttore e un autore televisivo come pochi, con la schiena dritta, con Dio stampato sul cuore e sulla pelle e sincero sostenitore della ricchezza umana e morale delle periferie, di quelle fisiche e di quelle dell’anima. Una storia di vita, la sua, nobile, tutta da scoprire, che restituisce pienamente il senso delle sue battaglie giornalistiche; una storia di vita profonda, che non si svolge in superficie, senza fronzoli, senza baratti, proprio grazie al suo rapporto speciale con la fede, mai ostentata ma sempre gelosamente custodita.
Oggi, nel nuovo scenario di La 7, dove da circa un anno, dopo una trentennale carriera di successo in Rai, conduce il suo nuovo programma ‘Non è l’Arena’, Massimo Giletti pratica quotidianamente un giornalismo gentile, pronto all’ascolto, scevro da ogni forma di compromesso e al di sopra delle parti, cosa che riesce a fare solo grazie ad una tensione morale costante, che lo rende vigile nei confronti delle continue trappole mediatiche”.
“La scelta di conferire – chiosa Lombardo – la cittadinanza onoraria al dottor Massimo Giletti, per tutti noi, alla luce di quanto detto, non potrà essere che ragione di orgoglio, oltre a rappresentare un concreto segno di gratitudine e il coronamento definitivo di un legame morale ormai consolidato, nato – come si è detto – all’insegna del dono reciproco e della identificazione spirituale”.