SMCV. Assolto il campione del mondo di arti marziali Guglielmo Gicco
Assolto dal reato di rapina e dichiarato prescritto il reato di lesioni. Non era rapina ma esercizio arbitrario delle proprie ragioni quindi verdetto di proscioglimento. Questa, in sintesi e’ la decisione della Giudice del Tribunale sammaritana, la dottoressa Alessandra Cesare nei confronti di Guglielmo Gicco. Accolte in pieno le richieste dei suoi difensori gli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo.
Il Pubblico Ministero di udienza aveva chiesto la condanna di Guglielmo Gicco a ben due anni ed otto mesi di carcere per il reato di rapina. L’atleta Gicco, 34enne originario e abitante nella città di Santa Maria Capua Vetere è ben noto per essere un campione internazionale di arti marziali ed in particolare della boxe thailandese,comunemente nota come May Thay detta anche scienza delle otto arti e recentemente ha confermato la detenzione del suo titolo di campione mondiale nella competizione internazionale organizzata nella città di Lugano.
I fatti oggetto di questo processo risalivano ad oltre sette anni fa quando Gicco venne denunziato per rapina e lesioni da un giovane parcheggiatore di una città dell’hinterland casertano cui egli aveva dato in prestito una bicicletta da corsa e che poi non riottenuta. Di qui il ricorso, secondo l’accusa, alla violenza fisica facendo ricorrere la persona offesa alle cure del pronto soccorso del nosocomio sammaritano dove venne medicata e refertata. Poi la denunzia per rapina e lesioni al Comando Stazione Carabinieri e le indagini. All’epoca il Pubblico Ministero, dott. ssa Marta Correggia, chiese ed ottenne dal Gip anche un provvedimento cautelare a carico del campione sportivo consistente nell’obbligo di dimora nel Comune di San Prisco cui fu sottoposto Guglielmo Gicco per alcuni mesi. Oggi, ad oltre sette anni dai fatto, e dopo un articolato percorso giudiziario, un lungo iter dibattimentale, arriva il verdetto assolutorio finale. Il maestro Guglielmo Gicco, titolare di una rinomata, palestra vede riconosciuta la sua innocenza rispetto ad un reato particolarmente inquietante, quello di rapina, per il quale si era sempre, e da subito, professato innocente.