Sparanise. Sfruttava braccianti agricoli, arrestato 50enne

In data 1° dicembre 2018, Il GIP del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ha emesso un’ordinanza con cui ha sottoposto agli arresti domiciliari il cittadino bulgaro, A.A.V. (classe 1968), accusato di svolgere l’attività di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, meglio conosciuto come fenomeno del “Caporalato”, per aver reclutato quotidianamente decine di cittadini stranieri in stato di bisogno, per la raccolta, di prodotti ortofrutticoli a benefìcio sia della propria ditta che di altre aziende agricole di Mondragone.

Il provvedimento restrittivo fa seguito all’arresto in flagranza di reato eseguito dai finanzieri della Compagnia di Mondragone all’esito di un’attività investigativa diretta da questa Procura della Repubblica ed espletata anche attraverso intercettazioni telefoniche, prolungati servizi di appostamento, osservazione occulta e pedinamento, nonché mediante numerose audizioni dei lavoratori sfruttati e vittime del reato.

Gli approfondimenti investigativi, che sono stati avviati già nel 2016, si sono concentrati nelle fasi stagionali della primavera – autunno 2016 e della primavera – estate del 2017, per poi trovare ulteriori e ancor più mirati riscontri nel corso della stagione di raccolta del corrente anno.

L’indagine, quindi, ha trovato nuovo vigore e più solida base normativa grazie alla riforma operata dalla legge 199/2016 che ha ridisegnato la fattispecie, modificando l’art. 603 bis c.p., rendendola adeguata alla realtà fenomenica che caratterizza le dinamiche di sfruttamento dei lavoratori.

Dai preliminari riscontri effettuati è emerso, quindi, che il cittadino bulgaro reclutava, in prestabiliti punti di raccolta situati all’interno del tessuto urbano di Mondragone, principalmente connazionali, anche superiori alle trenta unità, con picchi fino a 70 braccianti al giorno, che venivano trasferiti sui luoghi di lavoro stipati in furgoni del tutto inadeguati con grave rischio anche per l’incolumità personale.

Parallelamente all’attività illecita di intermediazione, in relazione alla mole di lavoro sviluppata, l’indagato A.A.V. aveva avviato una vera e propria attività imprenditoriale nel settore agricolo – trasformandosi dunque da mero reclutatore/intermediario a reclutatore/sfruttatore in proprio, provvedendo direttamente all’acquisto di partite di ortaggi sul campo che successivamente venivano vendute ad imprenditori del settore, realizzando illeciti profitti fino al 400% del costo della mano d’opera reclutata e sfruttata.

Sulla base delle emergenze investigative, in data 27 novembre u.s., venivano identificati unitamente al c.d. “caporale”, 20 lavoratori tutti di nazionalità bulgara, tra cui una donna invalida, una minorenne di anni 14 e una donna in stato di gravidanza, intenti nella raccolta di fagiolini sotto serra, lavori, secondo la contrattazione collettiva del settore, ricondotti tra quelli disagiati, nocivi e pericolosi, con previsione di un ridotto numero di ore lavorative giornaliere.

L’esito dell’attività svolta dalla polizia giudiziaria ha attestato la presenza di tutti gli indicatori di sfruttamento richiesti per la configurazione della condotta delittuosa, in quanto il reclutatore/sfruttatore, sottoposto all’arresto:

  • operava con continuità, abitualità c in maniera professionale; impiegava i lavoratori senza stipulare alcun contralto di lavoro;
  • corrispondeva retribuzioni ben al di sotto degli standard dei contratti collettivi di riferimento;
  • obbligava i lavoratori a turni massacranti, che si protraevano dalle prime luci dell’alba fino al tardo pomeriggio;
  • non riconosceva ai lavoratori reclutati alcuna maggiorazione per il lavoro straordinario, notturno o festivo;
  • impiegava stabilmente i lavoratori in prestazioni eseguite sotto serra, in condizioni disagiate, per orari superiori ai limiti previsti;
  • sottoponeva i lavoratori a metodi di sorveglianza e condizioni di lavoro degradanti, controllando costantemente anche la quantità di prodotti raccolti dalle singole squadre e pretendono una quantità minima di raccolto pena la decurtazione di una parte consistente della retribuzione;
  • non garantiva le necessarie pause di riposo, non prevedendo neppure idonei servizi igienici;
  • impiegava i lavoratori in violazione ad ogni norma in materia di sicurezza, non garantendo loro alcun dispositivo di protezione individuale;
  • impiegava minori di età, in violazione all’obbligo scolastico ed in contrasto con la disciplina tutoria per il lavoro minorile

Tali Indicatori di sfruttamento sono stati accertati grazie a tutti i mezzi di ricerca della prova, non ultimo, per mezzo delle numerose audizioni dei lavoratori reclutati svolte con le massime cautele e con assoluta riservatezza, anche per evitare condizionamenti e rappresaglie. In tale contesto, sebbene intimiditi e impauriti, alcuni di loro hanno fornito preziose indicazioni circa alcuni dettagli dell’accordo illecito con il caporale, confermando quanto già emerso a seguito delle attività svolte sul campo.

Il modus operandi del soggetto si è poi addirittura perfezionato nel tempo, per dissimulare la pratica illecita e per contrastare e sterilizzare i controlli che vengono ordinariamente operati sul territorio da parte dei competenti Organi di vigilanza, anche alla luce delle nuove disposizioni normative e regolamentari. Infatti è emerso che, proprio con queste finalità elusive, il soggetto, aveva costituito una ditta individuale, intesta alla compagna, che utilizzava per assumere a tempo determinato e solo formalmente, i braccianti agricoli sfruttati, ovviamente non adempiendo poi agli obblighi contributivi e previdenziali e tanto meno a quelli tributari, sfruttando le loro energie lavorative facendo leva sullo stato di bisogno delle persone.

La misura restrittiva della libertà personale rappresenta un ulteriore tassello della prolungata indagine – diretta dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere – che lo scorso 9 ottobre ha già portato ad un provvedimento di fermo, per i medesimi reati, nei confronti di un cittadino tunisino M.M (classe 1969) e della sua compagna di nazionalità ucraina S.N. (classe 1969), provvedimenti cautelari ai quali seguivano quelli del 5.11.2018, quando il Gip del Tribunale di S Maria Capua Vetere ha disposto la misura cautelare personale degli arresti domiciliari nei confronti di R.A.F., (classe 1983, nazionalità rumena) e dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di G.A. (classe 1984, nazionalità ucraina); 1.0. (classe 1965, nazionalità ucraina) in quanto gravemente indiziati del delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro previsto e punito dall’art. 603 bis del c.p..

La dinamica di contrasto del fenomeno criminale è espressione dell’impegno profuso dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere nello specifico settore, quale priorità dell’Ufficio, e proseguirà con la massima intensità possibile. Allo scopo è stata peraltro emanata da questa Procura della Repubblica, una specifica Direttiva e Protocollo d’indagine del 27/11/2018, rivolta alle Forze dell’Ordine, per indirizzare le indagini, anche a fini di contrasto patrimoniale, afferenti al delitto di cui all’art. 603 bis c.p., (intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro; individuazione degli indici di sfruttamento del lavoro).

Anche a tal fine si darà massima attuazione al protocollo d’intesa siglato nel mese di giugno 2017 da questa Procura della Repubblica con le Forze di Polizia, gli Organi ispettivi, le strutture sanitarie e le associazioni del territorio, finalizzato proprio al rafforzamento del percorso di tutela degli stranieri vittime di reato, di intermediazione illecita e di sfruttamento lavorativo e sessuale.

Gli elementi investigativi raccolti nel tempo e posti a base del provvedimento restrittivo fanno emergere, in tutta la sua gravità e pervasività, un’economia deviante, radicata e diffusa, che sfrutta i lavoratori per il contenimento dei costi e la massimizzazione dei profitti.

Redazione

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