(VIDEO) Belgio. Si dimette il premier Michel
Il premier belga Charles Michel ha annunciato le sue dimissioni in un discorso in parlamento, spiegando che comunicherà la sua decisione al Re. Nei giorni scorsi il Global compact sui migranti aveva provocato una spaccatura nell’esecutivo.
In Belgio, sotto i colpi dell’internazionale sovranista anti-migranti e dell’opposizione di socialisti e verdi, è durata solo dieci giorni l’avventura del governo di minoranza guidato da Charles Michel. Davanti alle crescenti ed evidenti difficoltà nel trovare alleanze a geometria variabile che gli consentissero di approvare la legge di bilancio e arrivare fino alle elezioni già previste per il 26 maggio 29019, il premier belga stasera ha rotto gli indugi ed ha annunciato le dimissioni. La decisione è arrivata dopo un pomeriggio ad alta tensione alla Camera. Il premier, che nei giorni scorsi era già stato bersaglio di critiche per aver evitato di chiedere la fiducia in Parlamento per il ‘nuovo’ esecutivo, aveva aperto il dibattito lanciando un appello per la formazione di una coalizione di ‘buona volontà’ al fine di affrontare i problemi più urgenti – difesa del potere d’acquisto dei cittadini, sicurezza e clima – e traghettare il Paese fino alla prossima consultazione elettorale. Ma socialisti e verdi hanno subito annunciato la presentazione di una mozione di sfiducia congiunta che è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.
A innescare la crisi del governo blu-arancio era stata la decisione del premier ora dimissionario di firmare il Global compact Onu per i migranti, cosa che poi ha fatto recandosi a Mrrakech. Alla luce della posizione presa da Michel, infatti, Marine Le Pen e Steve Bannon (l’ex consigliere di Donald Trump), nel fine settimana dell’8-9 dicembre erano approdati a Bruxelles su invito del partito xenofobo e di estrema destra Vlaams Belang per attaccare non solo il premier, ma anche il partito nazionalista fiammingo N-va, da quattro anni al governo con liberali e cristianodemocratici dopo aver stabilito un nuovo record nei tempi di gestazione necessari per la nascita dell’esecutivo.