“Sparai perché dovevo sdraiare i poliziotti”: le parole di Igor ‘il russo’

“Ho sparato a Ravaglia perché aveva una pistola in mano. Poi ho sparato a Verri senza guardare se era armato perché per me era un poliziotto pure lui e dovevo sdraiare tutti e due”. Sono parole che avrebbe pronunciato Norbert Feher alias Igor ‘il russo’, collegato in video conferenza dal carcere di Saragozza con il tribunale di Bologna. Lo riporta su Fb Francesca Verri, figlia di una vittima, presente in aula.

Francesca Verri è la figlia di Valerio, guardia ecologica volontaria uccisa l’8 aprile 2017 a Portomaggiore, nel Ferrarese, mentre era di pattuglia con l’agente di polizia provinciale Marco Ravaglia, rimasto gravemente ferito nell’agguato. Francesca è in aula insieme al fratello Emanuele e a Ravaglia stesso.

Non sarà fatta una perizia psichiatrica su ‘Igor il russo’. Lo ha deciso il Gup Alberto Ziroldi, che ha respinto la richiesta della difesa del serbo, al secolo Norbert Feher, detenuto in Spagna e imputato a Bologna degli omicidi del barista Davide Fabbri e della guardia volontaria Valerio Verri, commessi l’1 e l’8 aprile 2017 a Budrio e Portomaggiore (Ferrara). Secondo il giudice non è dunque necessaria, ai fini del processo, valutare la capacità di intendere e di volere di Igor. L’imputato ha risposto alle domande delle parti per quasi due ore, collegato in video dal carcere di Saragozza. Giubbotto blu e camicia bianca, sbarbato, Feher è apparso a chi lo ha visto molto sicuro di sé nelle risposte che ha dato e nel dichiarare che non avrebbe risposto ad alcune domande. Il processo procede con il rito abbreviato semplice e il 25 marzo c’è la discussione, con la requisitoria del pm Marco Forte e le arringhe di parti civili e difesa.

Ha invece detto di non c’entrare nulla con la rapina alla guardia giurata Piero Di Marco, il 30 aprile 2017 a Consandolo (Ferrara) né con l’omicidio del metronotte Salvatore Chianese, nel dicembre 2015 a Ravenna, un ulteriore e precedente delitto per cui è sospettato dalla Procura della città romagnola.

Non tradirò mai gli amici“. Questo il concetto espresso da Feher nell’interrogatorio nell’udienza in tribunale a Bologna. Igor avrebbe ammesso la responsabilità degli omicidi di Davide Fabbri e Valerio Verri, dicendo però di aver sparato perché messo alle strette. L’imputato ha anche fatto riferimento a un “codice” nelle azioni e a regole che gli impediscono di dare informazioni su chi lo ha aiutato nella fuga dall’Italia alla Spagna, dove è stato arrestato a dicembre 2017 dopo otto mesi di latitanza.

Dopo l’omicidio dell’allevatore José Iranzo nelle campagne dell’Aragona, Igor rimase in zona e non fuggì subito perché voleva recuperare la sua Bibbia, lasciata in un covo. Lo ha spiegato il serbo Norbert Feher nell’interrogatorio davanti al Gup di Bologna Alberto Ziroldi, collegato in videoconferenza dal carcere di Saragozza. In seguito al primo assassinio spagnolo, Igor tornò dunque sui propri passi e uccise anche due agenti della Guardia Civil, prima di essere arrestato il 15 dicembre, trovato svenuto ai margini di una strada dove aveva fatto un incidente stradale. L’elemento della Bibbia conferma la forte religiosità dichiarata dal killer anche nelle sedute con gli psicologi che hanno avuto colloqui con lui in Spagna. Igor non ha invece fornito elementi chiari sul percorso della sua fuga dall’Emilia, da cui fece perdere le sue tracce ad aprile 2017, alla penisola iberica, dove venne ritrovato, appunto, a dicembre. Ha detto di essersi mosso in bici, e con altri mezzi, di aver fatto tappe in Francia, ma non ha mai accennato a complici e non ha voluto rispondere alle domande sul tema. Così come non ha fornito dettagli particolari sulla sua latitanza: “La natura è casa mia”, avrebbe semplicemente detto, spiegando come ha fatto a rimanere nascosto per tanto tempo, sfuggendo a un’imponente caccia all’uomo.

(ANSA)

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