Frignano. “Riposiamoci sotto le lenzuola” diceva Padre Carmine Zaccariello all’escort che pagava profumatamente
“Uomo di grande spiritualità, vive l’ordinario in misura straordinaria ed è strumento docile nelle mani di Dio. Riaccende nel cuore dei giovani incontrati lungo il cammino la fiamma d’amore che Dio ha posto nel profondo di ognuno. Da quando ha ricevuto l’Ordinazione Presbiteriale non ha mai cessato di dedicarsi all’accoglienza che sempre ha animato e contraddistinto il suo ministero sacerdotale, convinto che i giovani non sono vasi da riempire ma fuochi da accendere”.
Così si descrive sul sito della sua comunità. Non riempie vasi, ma accende fuochi.
“La prima volta che ci incontrammo mi fece andare a casa sua, un appartamento in un condominio familiare – continua Mangiacapra nel suo libro –. Non mi disse che era un prete, ma riconobbi sulla sua automobile il logo di quella che poi appresi essere la comunità da lui stesso fondata con il presunto scopo di reinvestire i soldi derivanti dal suo supposto patrimonio familiare. Subito sentii puzza di prete. «Di cosa ti occupi?», gli chiesi. «Insegno», mi rispose. Inconsapevolmente confermò i miei dubbi. È questa, infatti, la risposta tipica di tutti i preti che celano la loro identità: semplicemente, ritengono veramente di insegnare qualcosa alle persone, e rispondono quindi in questo modo. Con il susseguirsi degli incontri, ebbe fiducia in me – prosegue Mangiacapra nel suo libro – e mi rivelò il suo grande segreto che, ovviamente, già avevo intuito. Il suo modo di fare era molto timido. Amava chiacchierare a lungo, dare consigli, inutili e banali ovviamente, ma io sapevo come fargli credere che fossero preziosi e insostituibili. Amava vantarsi delle sue grandi opere di bene, e solo dopo molte chiacchiere arrivava finalmente a dire timidamente: «Ci riposiamo?». Sotto le lenzuola“.
“L’espressione non è figurativa, perché realmente voleva che ci coprissimo durante l’atto, forse per non far osservare tutto ai santi e alle Madonne presenti nella sua camera da letto. Era molto timido e decisamente poco pretenzioso. Gli bastava un minimo contatto per raggiungere… la pace!. «Dio fa sempre le cose in grande, ma con te è stato assolutamente grandioso!» mi disse una volta dopo esserci riposati – sottolinea Mangiacapra in un passaggio del capitolo del suo libro -. Un giorno mi invitò nella sua comunità. Centinaia di ettari di terreno, al centro dei quali si ergeva una serie di edifici che componevano una comunità composta da preti, ex tossicodipendenti, extracomunitari disagiati, minori in difficoltà, ragazze madri particolarmente indigenti con relativi figli e pure da una suora. Tutti i bambini lo adoravano. Mi presentò anche a sua sorella, come un suo caro amico. Ci sedemmo a tavola per il pranzo. Da un lato sedevano i preti, dall’altro i laici con i bambini. Io, al centro. Le donne della comunità si alternavano tra la cucina e la lunga tavolata per servirci le pietanze amorevolmente cucinate da Suor Lucia. Naturalmente i primi ad essere serviti erano i preti. Dopo un lauto pranzo, avemmo il tempo di visitare la comunità. L’orticello con i prodotti biologici, le api, il pollaio e l’annessa chiesa con le preziose effigi che lui aveva tenuto ad acquistare a non esiguo prezzo. Ma ne era valsa la pena, come mi disse. Ci tenne a regalarmi della frutta fresca, il miele di castagno fatto dalle sue api e delle candele realizzate dalla giovane suorina sua adepta con la cera delle stesse api. Infine, – conclude l’escort dei preti sempre in un capitolo del suo libro – naturalmente, ci “riposammo” in uno dei bungalow della comunità. Tutto sommato, pensai, meglio che lo fa a pagamento con me, che sono consenziente, piuttosto che andarsi a “riposare” con uno di questi ragazzini. Come sempre, mi diede i soldi in una busta chiusa, come quelle che si usano per le offerte. «Questo è il tuo regalo», mi disse. Non sappia la mano destra quello che fa la sinistra. «Torna quando vuoi. Puoi portare anche i tuoi amici, siete tutti miei ospiti anche per un weekend», aggiunse. Alleluia!“.