Mondragone. AMBC: “A cosa potrebbe servire il Centro Servizi Turistici?”

“Vorremmo che non si chiamasse più Palazzo Tarcagnota (chi è che sborsando un bel po’ di quattrini e comprandosi una casa continua a chiamare quella che è ormai casa sua col nome del venditore?) e che il suo nome fosse definitivamente Centro Servizi Turistici ‘Riviera Domiziana’ (considerazione che vale anche per il nome che si continua a dare a qualche altro palazzo comprato di recente)”. Lo dichiara Associazione Mondragone Bene Comune

“E vorremmo che ci si adoperasse per dar vita finalmente e subito al CST, rispettando così legge, accordi e patti sottoscritti. E, per questo, l’AMBC ha già coinvolto la regione Campania ed altre istituzioni e si accinge a presentare una segnalazione in sede europea. Qualcuno in questi mesi di battaglia che abbiamo ingaggiato per questo centro ci ha chiesto: ma a cosa dovrebbe servire questo CST? Ora, al netto del fatto che è per il CST che abbiamo avuto i soldi e che per averli il comune presentò un lodevole progetto, che andrebbe ripreso, rispettato, riletto, fatto conoscere ed attuato, lo scopo del CST – per dirla in breve- è quello di organizzare, gestire e far crescere la destinazione turistica mondragonese, emulando per esempio il metodo utilizzato dalle grandi guide turistiche internazionali, per generare nuove opportunità di impresa, reddito e lavoro. Il CST dovrebbe essere, quindi, l’incubatore ove si inventa e si progetta, si studia e si fanno analisi, si promuove, si costruiscono prodotti, si creano alleanze, si fa formazione, si alimentano professioni e all’occorrenza si gestisce. Il Centro Servizi Turistici potrebbe diventare il luogo in cui giovani creativi, imprenditori, comunicatori, associazioni ed enti si incontrano per progettare turismi, a partire da quello sostenibile. Facciamo un esempio. Più di una volta abbiamo messo in guardia dall’enorme stock abitativo esistente nella nostra città e in tutto il litorale, nato negli anni ’70, ‘80 e ‘90 per i “bagnanti”, ma attualmente non sfruttato e che rischia di diventare (e in molti casi lo è già) zavorra pericolosa per i proprietari, per la città e per l’intero litorale. Cosa fare? Il CST potrebbe lavorare come hanno fatto, per esempio, a Bologna, per un Airbnb etico e solidale per finanziare progetti sociali. Un Airbnb etico e solidale, dove la metà dei proventi della piattaforma va a sostenere progetti sociali. Fairbnb: una soluzione “equa e smart per un turismo gestito dalle comunità di residenti”, si legge nel manifesto di un gruppo di attivisti, programmatori, ricercatori e creativi che hanno lanciato così la sfida al colosso dell’home sharing. Otto soci della cooperativa FairBnb, e se il nome suona simile a quello più noto di Airbnb non è affatto un caso, né una beffa: FairBnB è la crasi di Fair, cioè onesto, e Airbnb, ed è il nome di questa piattaforma di homesharing con servizi simili a quelli dell’azienda californiana, ma che poggia la sua esistenza nel libero mercato su alcune regole stringenti, su principi etici e su alcuni metodi molto diversi. FairBnB nasce riconoscendo la bontà dell’intuizione iniziale di Brian Chesky e soci: aprire le porte di casa propria a sconosciuti, mettendo in affitto una stanza o l’intero alloggio, è un modo importante per arrotondare, ma è anche una maniera per promuovere uno stile di vita più inclusivo, allargare il senso di comunità, inserirsi in un luogo e nelle sue dinamiche. Dunque, da promuovere: ma non a scapito dei residenti o della legalità. Ecco, il CST ‘Riviera Domiziana’ dovrebbe essere la sede per sviluppare idee come quella di FairBnB (di recente anche in ambito Airbnb si sta muovendo qualcosa di etico e sociale. Il CST dovrebbe essere la piattaforma per far nascere imprese, idee e prodotti turistici in grado di far rinascere questa riviera, oggi alquanto degradata. Durante gli anni dell’Amministrazione Schiappa tutti gli atti amministrativi prodotti hanno sempre fatto correttamente riferimento al CST. Qual è il motivo per cui con l’arrivo del sindaco Pacifico si inizia a far riferimento ad un fantomatico Centro Culturale (che a volte diventa Centro Turistico Culturale, aumentando la confusione), pur sapendo di agire nell’illegalità? Perché si vuole affossare una buona idea come quella del CST, una delle poche, che se messa bene in pratica potrebbe aprire prospettive interessanti di sviluppo per il turismo della nostra città e dell’intera costa?”.

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