Contratti a canone concordato, Barbaro: “Comuni rispettino ruolo associazioni”

I contratti concordati – strumento per la concessione di locazioni abitative a canoni convenzionati, importantissimi in questo periodo di crisi – sono al centro della nuova interrogazione parlamentare del senatore della Lega Claudio Barbaro (eletto nel collegio plurinominale Campania 1 – Avellino, Benevento, Caserta) al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ed al Ministro dell’Economia e delle Finanze.

Secondo la norma (D.M. n.62 del 16.01.2017) contratti a canone concordato possono essere predisposti dalle parti con l’assistenza, nella definizione del canone effettivo, dalle organizzazioni di categoria di proprietari ed inquilini. La derivante attestazione di validità da parte di una delle associazioni di categoria impedirà qualsiasi contenzioso in merito alla congruità del canone e alla spettanza delle agevolazioni fiscali concesse dal contratto concordato.

Su questo punto, contrariamente a quanto previsto dalla norma i Comuni – si legge nell’interrogazione – «considerano abilitate le associazioni [di categoria] che hanno sottoscritto lo specifico accordo territoriale e non come voluto dal legislatore tutte le associazioni maggiormente rappresentative su scala nazionale firmatarie dell’accordo sottoscritto presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti». Una interpretazione – scrive il sen. Barbaro – «infondata perché apre le porte ad una serie di distorsioni a danno di quanti operano nell’interesse generale delle categorie. I contratti concordati dipendono dagli accordi territoriali e quindi dai parametri in essi contenuti».

Nell’interrogazione si precisa che «la convenzione nazionale del 2016 è stata sottoscritta dalle organizzazioni maggiormente rappresentative dei proprietari (Federproprietà, Confedilizia, Uppi, Appc, Asppi, Unioncasa, Confappi) e degli inquilini (Sunia, Asia-Ubs, Assocasa Ugl, FedercasaConfasal, Sai Cisal, Sicet, Uniat, Ania, Unione inquilini)» e si chiede ai Ministri di porre fine a questa incorretta interpretazione della norma attraverso una integrazione delle disposizioni in cui «stabilire tassativamente che i Comuni siano obbligati ad invitare alla trattativa e alla sottoscrizione degli accordi almeno le organizzazioni più rappresentative dei proprietari e degli inquilini individuati nelle rappresentanze che hanno sottoscritto la convenzione nazionale».

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Redazione

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