La Storia di Aversa. L’omicidio irrisolto di Romina del Gaudio
Scomparve nel nulla prima di essere ritrovata morta in un bosco a Carditello. L’assassino non è mai stato trovato
Ha 19 anni e lavora sodo. Da tre settimane fa da promoter per uno dei più importanti operatori telefonici italiani. Si chiama Romina Del Gaudio e vive a Napoli. Il 4 giugno 2004, come in altre circostanze, parte per andare a vendere contratti per negozi insieme al capo e a tre colleghe. Destinazione: Aversa. La mattinata è intensa. Alle 10,30 si assegnano le diverse zone, poi il gruppo si divide e si dà appuntamento tra le 13,30 e le 14. Ma al ritorno di Romina non c’è traccia. Cosa sia successo non si sa. Al cellulare non risponde. Nei negozi del luogo nessuno sa dare notizie utili.
Non è tornata neppure a casa. Tre giorni più tardi la famiglia fa un appello: si cerca ovunque una ragazza di un metro e sessanta, occhi e capelli castani, corpo minuto. Anche l’esito delle ricerche negli ospedali è stato negativo. Quaranta giorni più tardi l’amara sorpresa: il cadavere della ragazza viene trovato in un bosco alle spalle della reggia borbonica di Carditello, una frazione di San Tammaro, in provincia di Caserta. Qualcuno le ha strappato il reggiseno. Che si sia trattato di un tentativo di violenza sessuale? È una delle ipotesi. Di certo la ragazza è stata uccisa da una coltellata e da due colpi di una calibro 7,65. I carabinieri di Santa Maria Capua Vetere arrivano lì allertati da una telefonata anonima: «Andate nel boschetto di Carditello, c’è il cadavere di una donna».
Il giallo
Per identificare il corpo, dilaniato e rimasto in balia degli animali per diverso tempo, ci vorrà un altro mese e mezzo. Anche se la madre non è convinta che si tratti di lei. Di fatto, il 2 settembre, i famigliari della ragazza ricevono una telefonata anonima: «Sono colui che ha… le chiedo perdono, di quello che ho commesso… su vostra figlia. Mi costituirò al più presto. Le chiedo perdono di nuovo». Invece, nonostante gli appelli, non si costituisce nessuno. Nel frattempo vengono indagate due persone, tra cui un vicino di casa che aveva telefonato alla trasmissione “Chi l’ha visto?”sostenendo di averla osservata alla stazione di Caserta il giorno della scomparsa. L’alibi dei due viene scandagliato a fondo, in particolare si ricostruisce ciò che hanno fatto tra la notte del 3 giugno e la sera del 4 giugno. Viene prelevato materiale dall’auto. Ma il test del dna li scagiona. L’ipotesi del maniaco occasionale non è però l’unica in piedi. Si viene a sapere infatti che il padre di Romina doveva testimoniare in Germania in un processo per una grossa truffa. Salta così all’occhio anche l’ipotesi della vendetta trasversale. Ma non si arriva a svolte. C’è ancora una testimonianza che pare interessante: quella di una ragazza somigliante a Romina, che faceva il medesimo lavoro e che racconta come sia stata vittima di un tentativo di rapimento proprio dalle parti di Aversa, da parte di tre persone. E solo le sue urla, che avevano attirato l’attenzione del dentista da cui si stava recando, avevano fatto fuggire il gruppo. È troppo poco. La Procura chiede tre volte l’archiviazione, ma l’avvocato della madre, Giorgio Pace, si oppone.
Per identificare il corpo, dilaniato e rimasto in balia degli animali per diverso tempo, ci vorrà un altro mese e mezzo. Anche se la madre non è convinta che si tratti di lei. Di fatto, il 2 settembre, i famigliari della ragazza ricevono una telefonata anonima:«Sono colui che ha… le chiedo perdono, di quello che ho commesso… su vostra figlia. Mi costituirò al più presto. Le chiedo perdono di nuovo». Invece, nonostante gli appelli, non si costituisce nessuno. Nel frattempo vengono indagate due persone, tra cui un vicino di casa che aveva telefonato alla trasmissione “Chi l’ha visto?”sostenendo di averla osservata alla stazione di Caserta il giorno della scomparsa. L’alibi dei due viene scandagliato a fondo, in particolare si ricostruisce ciò che hanno fatto tra la notte del 3 giugno e la sera del 4 giugno. Viene prelevato materiale dall’auto. Ma il test del dna li scagiona. L’ipotesi del maniaco occasionale non è però l’unica in piedi. Si viene a sapere infatti che il padre di Romina doveva testimoniare in Germania in un processo per una grossa truffa. Salta così all’occhio anche l’ipotesi della vendetta trasversale. Ma non si arriva a svolte. C’è ancora una testimonianza che pare interessante: quella di una ragazza somigliante a Romina, che faceva il medesimo lavoro e che racconta come sia stata vittima di un tentativo di rapimento proprio dalle parti di Aversa, da parte di tre persone. E solo le sue urla, che avevano attirato l’attenzione del dentista da cui si stava recando, avevano fatto fuggire il gruppo. È troppo poco. La Procura chiede tre volte l’archiviazione, ma l’avvocato della madre, Giorgio Pace, si oppone.
La riesumazione
Nell’aprile 2011 il corpo viene anzi fatto riesumare perché si faccia un esame più approfondito per verificare che davvero si tratti di Romina. Alcune telefonate anonime giunte subito dopo la scomparsa la davano infatti per viva. In particolare una chiamata in cui si chiedeva alla madre della giovane di non recarsi a “Chi l’ha visto?”, che tutto si sarebbe risolto, e in cui i presunti rapitori si informavano chiedendo se Romina soffrisse di qualche patologia e quali farmaci assumesse. Ed in effetti la ragazza soffriva di svenimenti. Invece, cinque mesi dopo la riesumazione, arriva l’esito delle analisi sui resti ritrovati nel bosco a luglio 2004, che conferma, attraverso il dna, che quello era proprio il corpo della giovane promoter. Da allora, nonostante appelli e annunci di nuovi possibili sviluppi dell’indagine, non sono più giunte novità di rilievo. A settembre 2014 la mamma di Romina, Grazia Gallo, muore senza aver potuto conoscere la verità sulla figlia. Il delitto di Romina Del Gaudio è tuttora irrisolto.
fonte: Edoardo Montolli