Le diverse tipologie di violenza alla base dei diversi crimini

La scorsa settimana una nostra lettrice ci ha chiesto di approfondire il tema del femminicidio. A tal proposito vorrei ricordare a chi mi segue il mio indirizzo di posta elettronica: [email protected]. Questo indirizzo può essere utilizzato da chi volesse  raccontare la propria storia fatta di violenze subite. Per gli approfondimenti sulla materia del femminicidio, invece, bisogna però partire da alcune distinzioni.

Innanzitutto, quando si parla si parla di crimini contro la persona si presuppone sempre qualche tipologia di  violenza  che ne è alla base. Tale distinzione si fonda a sua volta sulle diverse motivazioni inconsce. Soltanto la comprensione della dinamica inconscia del comportamento può consentire di comprendere il comportamento stesso. Per Eric Fromm diverse erano le tipologie d violenza, alcune delle quali da lui definite patologiche. Un esempio di violenza non patologica è quella ludica, usata soprattutto come forma di abilità. Questa forma di violenza nella realtà può rivelare aggressività e distruttività   inconsce, ma anche stando così le cose la motivazione di questo tipo di violenza non è la mania di distruzione. Altro significato ha la violenza reattiva, impiegata a difesa della vita, della libertà, della dignità, della proprietà propria e altrui. Tuttavia  il sentimento di essere minacciati può anche non essere fondato sulla realtà, ma sulla manipolazione della mente umana oppure dalla frustrazione. Spesso negli esseri viventi, infatti,  l’atto violento altro non sarebbe che un tentativo di raggiungere la meta frustrata. Considerando che la frustrazione di bisogni e desideri fino ad oggi é presente in tutte le società, non c’è da sorprendersi che la violenza e l’aggressione si manifestino continuamente. L’invidia e la gelosia costituiscono una sorta di ostilità connessa con l’aggressione e la frustrazione.

Un altro tipo di violenza patologica è quella vendicativa. Essa è connessa con quella reattiva ma rappresenta un passo in avanti verso la patologia. Mentre la violenza reattiva ha lo scopo di di schivare la minaccia di offesa e serve alla funzione biologica della sopravvivenza, la violenza vendicativa, invece, ha la funzione di eliminare ciò che è stato già fatto nella realtà. In questo caso, cioè, l’offesa è già stata arrecata. Tale tipo di violenza si può riscontrare sia in individui che in gruppi ed è inversamente proporzionale alla produttività degli stessi. L’impotente e l’inetto hanno solo  una risorsa per ristabilire il loro amor proprio che è stato scosso dall’offesa: prendersi la rivincita mediante la lex talionis. Invece la persona che vive produttivamente non sente questa esigenza o la sente poco. Pur avendo subito le offese, le dimenticherà ben presto grazie al suo modo di vivere produttivamente. La persona matura, produttiva, è meno stimolata dal desiderio di vendetta rispetto alla persona nevrotica che ha una serie di difficoltà a vivere pienamente è indipendentemente. In questo caso la volontà di produrre si rivelerà più forte del desiderio di rivalsa. Invece la persona nevrotica è anche disposta ad imperniare tutta la sua vita sul desiderio di vendetta. Addirittura nella psicopatologia grave la vendetta diventa lo scopo dominante della vita perché senza di essa l’autostima e addirittura la percezione dell’io rischiano di crollare. Allo stesso modo nei gruppi più arretrati il senso di vendetta è un sentimento fortissimo. Connessa alla violenza vendicativa é anche una fonte di distruttività che può arrivare anche a provare odio verso la vita.

Ancora più patologica è la violenza compensativa, cioè in sostituzione di attività produttive di una persona impotente. Un esempio è la persona che non riesce ad agire perché  il suo equilibrio é stato turbato. Collegata alla violenza compensativa è il controllo assoluto o totale di una persona privandola della libertà. Infine c’è la violenza come essenza della vita. In questo caso colui che uccide e sparge sangue si sente vivo. In pratica  in questo caso uccidere non significa amore per la morte ma affermazione e trascendenza per la vita.

di Anzia Cardillo

Redazione

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