Cassino. Operai FCA in rivolta
Cassa integrazione, ricorso agli ammortizzatori sociali non considerato (se non tramite miseri contentini in busta paga), calo drastico degli operai da 4.000 a meno di 3.000, sindacati confederali inefficienti e poco attenti sulla questione, calo di produzione per il marchio alfa in Italia e negli USA; queste tutte le preoccupazioni che attanagliano i dipendenti FCA (un tempo FIAT), oramai incapaci di pensare ad un futuro di sicurezza lavorativa e di dignità.
In merito si è espresso Marco Tuccillo (resp. SIDAS-SINLAI): “Secondo gli ultimi dati concreti, parliamo di un calo di produzione del 40% che mette in risalto una prospettiva decisamente drammatica e preoccupante, un campanello d’allarme che suona sempre più forte negli stabilimenti nazionali ma anche in quelli esteri. Infatti proprio negli USA, il mercato Alfa è calato del 34% in materia di vendita, rispetto al risultato ottenuto nel primo trimestre dello scorso anno. Questi abbassamenti di vendita hanno delle conseguenze per gli operai, naturalmente parliamo di riversamento sul rallentamento della produzione e quindi cassa integrazione, quest’ultimo uno dei principali motivi che sta sollevando -giustamente- gli operai contro la dirigenza. Non sono solamente i dati nazionali ed esteri a preoccupare, bensì la mancanza di delucidazioni in merito al nuovo piano industriale e ai nuovi modelli, facendo pensare che la situazione verta in un momento di profonda anarchia. Questi sono i frutti del liberismo e della svolta americana per la FIAT, che sebbene abbia avuto i suoi pro (in materia esclusivamente economica) non si è mai dato spazio ai suoi contro; parliamo quindi della delocalizzazione di produzione lasciando ad altri stabilimenti, esteri, la principale produttività per basso costo di manovalanza e tassazione minima; così facendo la forza lavoro italiana ha subito dei colpi durissimi che oggi si palesano, tristemente, dinanzi gli occhi di tutti.Il SINLAI non rimarrà a guardare tale situazione di ingiustizia lavorativa oltre che sociale, in quanto parliamo di esseri umani -gli operai- e non di schiavi, come vuole l’ottica capitalista d’impresa.”