La latitanza di Matacena e il viaggio in Libano di Dell’Utri: Sgarbi interroga il Governo

Vittorio Sgarbi, deputato alla Camera, con un atto ispettivo rivolto ai ministri dell’Interno, degli Esteri e di Grazia e Giustizia,  denuncia gli abusi commessi dai magistrati della DDA di Reggio Calabria nell’ambito dell’indagine sulla latitanza di Amedeo Matacena e sulla presunta rete di fiancheggiatori che avrebbe consentito la permanenza in Libano di Marcello dell’Utri.

L’antefatto
Nel 2014 la Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Reggio Calabria, in relazione a una indagine che mirava a individuare eventuali favoreggiatori della latitanza di Amedeo Matacena, nonché eventuali fiancheggiatori in Libano di Marcello Dell’Utri, ha sottoposto a indagine, con metodi e modalità che risulteranno illegali, il signor Vincenzo Speziali, cittadino italiano, dal 2004 residente a Beirut in quanto coniugato con la cittadina libanese Joumana Raymond Rizk.
L’indagine, che ipotizzava a carico di Speziali un fumoso e generico reato di «interferenza di potestà di uno Stato Sovrano», cioè il Libano, si basava principalmente su una relazione – poi risultata infondata alla luce dei riscontri oggettivi prodotti dall’indagato e confermati dalle diverse autorità coinvolte (compresa la nostra ambasciata) – di un colonnello della Guardia di Finanza, tale Paolo Costantini, all’epoca Capocentro dei Servizi Italiani di stanza all’Ambasciata italiana degli Emirati Arabi ad Abu Dhabi, e di un Vice Questore Aggiunto, tale Paolo Guiso, del Centro Operativo della DIA di Roma.

Il Fatto
«La vera “interferenza di potestà di uno Stato sovrano”, alla luce degli atti dell’indagine – osserva Sgarbi nell’atto ispettivo – è risultata quella della DDA di Reggio Calabria, ed in particolare del titolare dell’indagine, il Procuratore Aggiunto Giuseppe Lombardo che, in spregio alle più elementari regole del diritto internazionale, in palese violazione delle leggi italiane e libanesi, ha disposto indagini sul territorio di uno Stato sovrano, senza averne alcun potere, in maniera clamorosamente abusiva e dunque illegale (anche in violazione del Trattato Bilaterale, tutt’ora vigente, con il Libano) ed in particolare disponendo, tramite personale di forze dell’ordine di stanza presso la nostra ambasciata a Beirut, appostamenti presso la residenza del signor Vincenzo Speziali, e sottoponendo ad intercettazioni telefoniche (anche queste abusive), in violazione delle reti di telecomunicazioni libanesi, non solo le utenze di Speziali ma anche quelle della consorte Joumana Raymond Rizk (cittadina libanese)».

Le autorità inquirenti del Libano, sulla scorta di specifici riscontri sollecitati dagli avvocati difensori dell’indagato, hanno sempre escluso qualsiasi coinvolgimento del signor Speziali sia in ordine alla latitanza di Amedeo Matacena, sia in ordine alla permanenza in Libano di Marcello dell’Utri con il quale non ha intrattenuto alcun tipo di comunicazioni durante il soggiorno di quest’ultimo a Beirut.

Tutte queste circostanze sono certificate in un documento ufficiale della Procura presso la Suprema Corte Libanese, depositato, attraverso i canali ufficiali, della nostra Rappresentanza Diplomatica in Libano, alle autorità italiane.

«Nonostante la completa estraneità ai fatti contestati – scrive Sgarbi nell’interrogazione –  la DDA presso la Procura di Reggio Calabria, per il tramite del titolare dell’indagine, il Pm Giuseppe Lombardo (che, per inciso, si è sempre rifiutato d’interrogare il signor Speziali, nonostante ripetute richieste dei suoi legali) piuttosto che procedere all’archiviazione dell’indagine, ha tenuto “sospeso” l’indagato, senza alcuna ragione, per ben 4 anni, costringendolo, perché potesse ritornate in Italia, a patteggiare una pena per un reato inesistente, oltre che mai commesso».

Sgarbi ricorda adesso come «tutti gli atti di questa assurda indagine (compresi gli allegati) sono depositati presso la Corte Suprema di Cassazione, il Consiglio Superiore della Magistratura e la Procura della Repubblica di Roma, verso i quali lo Speziali si è rivolto con un dettagliato esposto depositato il 30 Luglio del 2018».

«La DDA di Reggio – aggiunge Sgarbi – ha disposto una indagine attuando una serie di azioni gravemente lesive della sovranità di uno Stato straniero quale è il Libano. Il Procuratore Aggiunto Giuseppe Lombardo ha disposto e autorizzato accertamenti investigativi sul territorio di uno Stato straniero, con l’utilizzo di strumenti tecnici che hanno violato la segretezza delle conversazioni di cittadini stranieri, e che ha posto in essere atti illegittimi nei confronti del signor Vincenzo Speziali, e anzi vessatori, come per esempio non aver proceduto all’archiviazione, stante l’assoluta mancanza di prove rispetto alla originaria ipotesi di reato, ma costringendolo a un patteggiamento per consentirgli di rientrare in Italia».

Nel frattempo Joumana Rizk, consorte di Vincenzo Speziali, ha presentato formale esposto alle autorità giudiziarie libanesi contro i Pm titolari dell’indagine per il reato di “intercettazioni e divulgazione di telefonate in violazione del disposto degli articoli 1, 2, 3 e 17 della legge 140/99”. La prima udienza è stata fissata per il 18 aprile 2019.

Con una dettagliata interrogazione depositata nei giorni scorsi Sgarbi chiede quindi al ministro di Grazia e Giustizia di disporre una ispezione presso la DDA della Procura di Reggio Calabria «per verificare le gravi condotte poste in essere dal sostituto procuratore Giuseppe Lombardo»; al ministro degli Esteri e dell’Interno per sapere «quali provvedimenti siano stati adottati nei confronti dell’ex Capocentro dei Servizi Italiani negli Emirati Arabi, il Colonnello Paolo Costantini, e de Vice Questore Aggiunto Paolo Guiso del Centro Operativo della DIA di Roma, quali incarichi gli stessi ricoprono attualmente e se, alla luce della relazione d’indagine a carico del signor Speziali, risultata infondata, ritengano compatibile la loro permanenza all’interno di strutture delicate quali sono i nostri Servizi e la DIA».

Redazione

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