Boxe. Il boxer casertano Sergio Romano a Ladispoli per una nuova sfida

A volte la vita ti riserva difficoltà che non avresti mai voluto, ma al mondo esiste chi combatte contro queste avversità fino alla fine per realizzare i propri sogno sogni. Questo è stato il motto del pugiIe Campione italiano, Sergio Romano, che, dopo un gravissimo incidente che l’ha visto in coma per diverso tempo, si è rimesso in gioco con tutte le sue forze per ripartire da dove si era fermato. 

Il boxer che visse due volte, primo campione casertano a battersi per il campionato italiano dei pesi massimi professionisti di pugilato, oggi, presso il centro sportivo a Caserta “Tatanka Club” di Luigi NigroMassimo PanzeraLuigi D’Alessio e Stefano Ianniello, segue diversi progetti riguardanti ragazzi affetti dalla sindrome down. A Sergio Romano sono stati dedicati un Docu-film ad opera del regista di AgropoliAttilio Rossi, ed una canzone dal rapper Luca Blindo dall’omonimo titolo “Redivivo”.

Forte, coraggioso, pieno di vita ed intraprendente, Sergio Romano continua a non arrendersi. Il prossimo 13 luglio, infatti, a Ladispoli, in piazza Rossellini, alle ore 20:00, il pugile terrà un match contro Luca D’Ortenzi. A sostenere l’evento, in diretta Sky, saranno diversi sponsor: la scuderia “Royalboxingteam” del manager Massimo Brognara, la “Sonny Bono” di Armando Del Giudice, “Dalmesse Italia Eklogè Nexus” della famiglia Falco, il ristorante Leucio in San Leucio (CE) e la società di costruzioni e  opere autostradali, “Gruppo Simonelli”.

La preparazione del match è stata curata dal maestro Angelo Musone, medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Los Angeles, ex dirigente federale FPI ed assessore al comune di Marcianise. Questa volta sarà lui a curare l’evento anziché lo storico maestro Giuseppe Corbo, dato lo spostamento di Romano nella città marcianisana.

Una storia che aiuta a continuare a credere in sé stessi e nelle proprie passioni: ecco l’intervista al campione Sergio Romano.

Com’è nata la passione per il pugilato?

La passione per il pugilato è di famiglia. Già mio zio, Giovanni De Marco, è stato campione italiano e mondiale “Junior wbc” dei pesi medi negli anni ‘80. Il pugilato è dentro me ed in ogni cosa che faccio, è nato con me. L’ingresso nella categoria dei pesi massimi, poi, è stata naturale, grazie alla crescita e alla formazione fisica dovuta al pugilato. Il mio primo incontro l’ho fatto a 16 anni, 71 kg.

L’incidente: Cosa accadde quel giorno? Quali sono state le ripercussioni sulla tua vita e sulla tua passione?

Il 24 luglio del 2002 ad Alvignano, direzione Dragoni, all’altezza di una semicurva, un’auto mi tagliò completamente la strada invadendo la mia corsia. Dato il forte urto, sono andato in coma. Gli effetti sulla mia vita sono stati indecifrabili, dalla mancata partecipazione alle olimpiadi di Atene 2004 a tutti gli altri titoli e vittorie che avrei potuto ottenere.  Nella quotidianità è stato ancora peggio, perché un trauma del genere lascia danni irreparabili non solo fisicamente ma anche psicologicamente.

Com’è stato ricominciare?

Ricominciare è stato naturale, semplice e obbligatorio. Sono un pugile nella vita a 360 gradi. Adesso è doveroso compiere l’impresa di conquistare il titolo italiano dei pesi massimi.

Il boxer che visse due volte. Qual è il messaggio che vuoi lanciare ai giovani che si approcciano a questo mondo?

Dico ai ragazzi che è un mondo, quello del pugilato, da rispettare, che ti forma come uomo oltre che come professionista. Costa anche tanti sacrifici, ma quando c’è passione tutto si supera.

Redazione

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