Paola Nugnes lascia i 5 Stelle: “Decide tutto Di Maio”
La senatrice Paola Nugnes ha annunciato, in un’intervista al Manifesto, l’intenzione di lasciare il Movimento 5 Stelle e passare al gruppo Misto, accusando il capo politico, Luigi Di Maio, di controllare “ogni aspetto” della vita del Movimento. Di Maio replica con un duro post su Facebook: “Leggo che la senatrice Nugnes vuole lasciare il M5s anche perché reputa la legge che taglia 345 parlamentari, una legge anti democratica. Se si vuole tradire una promessa, bisognerebbe dimettersi non passare al misto”.
“Ho fatto tutti i passi necessari” perché il distacco dal Movimento “avvenga in modo indolore, dall’altro lato ho ricevuto solo silenzio. Se il mio modo di agire è stato interpretato come una debolezza, sappiano che combatterò”. Così spiega al Manifesto la senatrice, intervistata anche dal quotidiano La Verità in cui si augura una separazione “consensuale”.
Poi ricordando che in base al regolamento del M5s, in caso di passaggio a un diverso gruppo parlamentare è previsto il pagamento di una penale di 100 mila euro, Nugnes sostiene che sarebbe pronta a impugnare in tutte le sedi, se il M5s decidesse di tentare di trattenerla con la forza. “Non si può restare insieme quando si è così diversi”, insiste nell’intervista e ammette: “Ero talmente appassionata, talmente convinta, che non ho visto alcune cose che altri hanno visto prima di me”.
E sul lavoro parlamentare conclude: “Il decreto sicurezza era disgustoso, il decreto sicurezza due lo è due volte. Abbiamo ottenuto il reddito di cittadinanza? Ok, ma non si può camminare sulla testa delle persone. Facciano il loro lavoro, io voglio fare il mio: il mio significa anche fare opposizione politica”. “Il giro di boa di un anno di governo devo constatare che qualsiasi critica costruttiva è diventata impossibile. Ogni aspetto della vita del Movimento, dentro e fuori dal Parlamento, è sottoposto alla volontà del capo politico e per questo, dopo più di dieci anni, lascio i 5 Stelle”, aggiunge nell’intervista al Manifesto.
“Andrò tra gli indipendenti, se non riuscirò a incidere darò le dimissioni. È giusto rimanere a lottare anche per bloccare le ipotesi di riforma dello stesso Parlamento. Riduzione nel numero degli eletti e del loro stipendio, a fronte di nessuna modifica per i ministeri significa rafforzare l’esecutivo a scapito del legislativo e della rappresentanza popolare. È una svolta autoritaria”, conclude.
(ANSA)