Processo CasaPound a Napoli: PM suggerisce alla Corte accuse minori
Si è svolto ieri a Napoli, davanti la seconda Corte d’assise, il processo nei confronti di 34 militanti di CasaPound, relativamente a fatti avvenuti a Napoli ormai diversi anni fa, precisamente tra il 2010 e il 2011.
L’indagine fu avviata nel 2011, ma solo due anni dopo, nel gennaio 2013, scattarono le misure cautelari, e a poche ore prima dall’ammissione delle liste di CPI alle elezioni politiche; dopo quegli arresti “ad orologeria”, il procedimento ha subito un’accelerazione solo nell’ultimo anno e mezzo, in particolare da quando il fascicolo è stato affidato al sostituto procuratore Catello Maresca.
Ma le varie fasi processuali son sembrate man mano sempre più ballerine e poco convincenti.
“Proprio ieri infatti il PM Maresca, nella sua requisitoria di ben 1200 pagine, – fa sapere il partito in una nota stampa – ha chiesto pene molto basse se rapportate alla gravità dei reati contestati, quali associazione sovversiva e banda armata, arrivando poi persino a suggerire in extremis alla Corte di abbandonare l’ipotesi di associazione sovversiva, derubricandola ad associazione a delinquere semplice, qualora il collegio non condividesse la valutazione sulla qualificazione giuridica del fatto: una diversa qualificazione giuridica insomma, e molto meno grave della precedente. Evidentemente forse anche PM e giudici stanno cominciando ad ammettere, seppur non esplicitamente, l’impossibilità per un movimento politico che partecipa regolarmente alle varie elezioni degli ultimi anni, di sovvertire l’ordine dello Stato, peraltro formando una banda armata solamente di bottiglie di crodino, come emerso finora nel dibattimento processuale”.