Recup Lazio, ACapo: “Regione assegna servizio ad ATI con un socio inquisito per turbativa d’asta”
- La ATI (associazione temporanea di imprese) affidataria del servizio Recup ha come socio il Consorzio Lavoro Ambiente, indagato per turbativa d’asta dalla procura di Trento e per danni erariali dalla Corte dei Conti Regionale.
- Lazio Crea ha avviato il 13 maggio le procedure per il cambio di appalto del Recup del Lazio, il servizio che garantisce le prenotazioni sanitarie a tutti i cittadini della regione Lazio. A causa di questo cambio appalto, la cooperativa è stata costretta a mettere in mobilità 800 persone. Il 34% dei lavoratori del Recup è in condizione di disabilità e/o di svantaggio.
- Il Recup è da tempo al centro di una complessa vicenda legale legata al cambio appalto. La cooperativa aCapo si era qualificata prima nella gara comunitaria per la gestione del Recup, ma a causa di un Durc negativo poi verificatosi illegittimo è stata esclusa dalla Regione Lazio.
In mobilità oltre ottocento persone del Recup del Lazio (il servizio che garantisce le prenotazioni sanitarie a tutti i cittadini della regione). Di queste il 34% sono disabili. È questo il destino che aspetta i lavoratori della cooperativa aCapo, dopo il cambio di appalto deciso da Regione Lazio e Lazio Crea il 13 maggio scorso. Ma una società della nuova ATI cui la Regione Lazio sta assegnando il servizio, il Consorzio Lavoro Ambiente, intanto è indagata per turbativa d’asta dalla procura di Trento e per danni erariali dalla Corte dei Conti Regionale. A segnalarlo è la stessa cooperativa aCapo, che ha gestito il servizio del Recup del Lazio dal 2004 ad oggi.
“Regione Lazio e Lazio Crea non possono usare due pesi e due misure – ha detto la presidente Roberta Ciancarelli -. Si estromette aCapo per un Durc irregolare, giudicato illegittimo, ma poi si affida lo stesso servizio a un’ATI con un’impresa indagata per un reato gravissimo che impatta con la partecipazione alle procedure di evidenza pubblica, e che dovrebbe portare all’esclusione dalla gara per gravi illeciti professionali. È doveroso che la Regione revochi l’assegnazione dell’appalto in autotutela come fece per la gara sui Cup nel 2014, nel caso di Mafia Capitale, in linea con gli obblighi di imparzialità, trasparenza e interesse pubblico previsti dalla Costituzione”.
Un caso analogo si era verificato infatti anche a dicembre 2014 quando la Regione Lazio aveva revocato l’indizione della gara d’appalto per il servizio CUP di numerose Aziende Sanitarie a Roma e nel Lazio per “motivi di pubblico interesse” e “ragionevole prudenza” a seguito del clamore suscitato dall’inchiesta Mafia Capitale, quando ad essere coinvolto fu l’allora presidente della Cooperativa Capodarco.
“Dalla Regione Lazio e da LazioCrea attendiamo – conclude Ciancarelli – l’applicazione di criteri di equità previsti dall’art. 80 del Codice dei Contratti, applicando gli stessi principi adottati nel 2014 nei confronti dell’allora Capodarco”.