Gli studenti del Liceo Tasso di Salerno all’Arena di Verona con il Maestro Daniel Oren
Sono cinque gli studenti del liceo classico Torquato Tasso di Salerno che potranno assistere all’Aida, con la direzione del Maestro Daniel Oren, nella splendida cornice dell’Arena di Verona. L’appuntamento è per il giorno 9 luglio. Alessia Cerino, Maria Francesca De Giorgi, Andrea Fedele, Pietro Iannicelli e Adriana Anna Spagnuolo, accompagnati dalla docente Paola della Ventura, potranno partecipare al backstage e alla rappresentazione di una delle più monumentali opere verdiane. Sono i vincitori del contest promosso dall’associazione culturale Tempi Moderni, presieduta dall’avvocato Marco Russo, in occasione della lectio magistralis del Maestro Daniel Oren, tenuta in ateneo il 22 maggio scorso, a cura del professore Alfonso Amendola. I ragazzi della dirigente scolastica Carmela Santarcangelo sono stati invitati a produrre un elaborato sulla Tosca e si sono aggiudicati la vittoria insieme ai “colleghi” dell’Alfano I e della scuola Monterisi. Questi ultimi hanno potuto sedersi tra i palchi del teatro Verdi per la prima dell’opera pucciniania, mentre i liceali dell’Alfano I saranno ad ottobre al Massimo cittadino per incontrare il direttore musicale dell’Arena di Verona Opera Festival e direttore artistico del Teatro Verdi di Salerno. Di seguito l’elaborato degli studenti del liceo Tasso.
“Tosca, finalmente mia!”
Com’è facile raggirare una donna quando è accecata dai suoi sentimenti! Io, il potente barone Scarpia, il capo delle guardie della città eterna, non avrei mai potuto permettere che la donna che amo continuasse a mettermi da parte per un semplice pittore, Mario Cavaradossi, uno sporco bonapartista, un infido criminale, che ha dato asilo ad un galeotto evaso di prigione…di sicuro un individuo che non avrebbe mai potuto competere con me. Tosca, quella splendida creatura, così forte e volitiva, non meritava un uomo del genere.
Eppure, e’ stata proprio la passione di lei a condannarlo: la povera giovane non poteva sopportare di udire le grida del suo amato e, stremata dalla sofferenza, sotto tortura , ha, così, confessato al suo posto.
Grazie alla mia incredibile maestria sono riuscito sia ad avere Tosca, che a mandare a morte il mio rivale: non ho mai avuto intenzione di scagionarlo. L’odore del successo mi pervade e provoca in me brividi di piacere.
Ho vinto tutto, ormai.
Com’era bella quando temeva che la marchesa potesse esserle superiore, potesse rubarle il suo amato…come era bella!
Le ho provocato un’incredibile gelosia con quel ventaglio, era una fiamma ardente viva e potente, fiamma, che, ora, brucerà anche per me.
Com’era bella quando temeva per la vita del suo amante, la sola idea di perderlo per sempre sembrava condurla alla pazzia…ebbene, adesso sarà così! Tosca sarà finalmente mia!
Mi sono avvicinato a lei per riscuotere quanto pattuito, del tutto certo di meritare il premio della mio brillante piano…ma…
L’euforia del mio animo si interruppe bruscamente, stroncata dal lancinante dolore che mi trafisse il petto. Abbassai lo sguardo e vidi il mio pugnale affondato fino all’elsa nel torace. Gli occhi di Tosca erano velati di lacrime, ma al contempo fiammeggiavano di una rabbia ferale, privati di ogni umanità.
Sono stato io a portargliela via.
Raggirare una donna accecata dai suoi sentimenti è soddisfacente, persuadere qualcuno con la forza conferisce sempre un senso di onnipotenza. I suoi occhi disperati mi eccitavano, mi spingevano ad essere sempre più spietato. Le avrei estorto l’amore. La guardavo, mentre sentivo il mio corpo cedere pian piano. Mi sentivo morire, sentivo il cuore ormai battere con una frequenza sempre minore nel mio petto. Le labbra erano aride e gli occhi lucidi. Non temevo in alcun modo la morte…perché avrei dovuto, in fondo?
Non abbiamo paura della morte quando realizziamo qual è il vero scopo nella vita, che non è il piacere, non la conoscenza, neanche la fama, ma è lo sviluppo di un carattere, l’innalzamento a un più elevato, nobile e puro standard, il soddisfacimento dei nostri obbiettivi.
Non è un’ombra, ma una luce, non una fine, ma un inizio. Io avevo raggiunto il mio obbiettivo primario ed assoluto .
Per quale ragione avrei dovuto ospitare nel mio animo l’arido e sgombro volto della paura? Ero il padrone della sua anima, e lo ero anche della vita e della morte di quell’uomo, Cavaradossi, colpevole di essere amato dal mio amore. La donna è un essere mutevole. Perché fidarsi delle sue emozioni?