Mafia, 313 comuni sciolti in 27 anni
È stato presentato questa mattina a Roma, presso la Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto, il Rapporto di Avviso Pubblico “Lo scioglimento dei Comuni per mafia. Analisi e proposte” a cura di Simona Melorio, ricercatrice dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Il volume è edito da Altreconomia.
Il numero di scioglimenti delle amministrazioni locali conseguente a fenomeni di infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso – fattispecie introdotta nel nostro ordinamento nel 1991 – sono stati 328, a cui vanno aggiunti 187 decreti di proroga di precedenti provvedimenti. Sono stati 278 gli Enti locali complessivamente coinvolti in 27 anni.
“La legge sugli scioglimenti per mafia è nata per risanare la frattura tra Amministrazione e cittadini, causata dalle infiltrazioni della criminalità organizzata – ha spiegato Roberto Montà, sindaco di Grugliasco (To) nonché Presidente di Avviso Pubblico –. L’obiettivo del Rapporto è analizzare i cambiamenti che sono avvenuti dal 1991 ad oggi, accendere una discussione pubblica su un adeguamento della normativa che non è più rinviabile, accompagnato dal fornire agli Enti locali una serie di strumenti per prevenire e intervenire a monte”.
Sono 62 le amministrazioni locali che sono state colpite da più di un decreto di scioglimento per infiltrazione e condizionamento della criminalità organizzata. Di queste, 45 hanno subito due scioglimenti, mentre 17 ne hanno subiti ben tre.
“Se sciogliere un Ente locale vuol dire prendere atto di un deficit di legalità e intervenire, sospendendo temporaneamente la democrazia, gli scioglimenti ripetuti dimostrano che qualcosa nella normativa va modificato. Per questo è mia intenzione proporre di creare una Commissione su questa tematica – ha sottolineato Nicola Morra, Presidente della Commissione parlamentare antimafia –. Non vanno taciuti i meriti della legge naturalmente, che non va cancellata ma solo migliorata in alcuni suoi aspetti. Penso, tra le altre cose al tema, della candidabilità di soggetti che facevano parte di Amministrazioni poi sciolte per infiltrazioni mafiose”.
Dal punto di vista geografico, la gran parte dei decreti di scioglimento riguarda le aree meridionali del Paese. Su 313 decreti, 108 riguardano i comuni calabresi, 105 quelli campani, 75 i siciliani, 15 gli enti locali pugliesi. Se si tiene conto della diversa numerosità dei comuni di queste quattro regioni (409 in Calabria, 551 in Campania, 390 in Sicilia, 258 in Puglia), si ottiene che in Calabria si registra un decreto di scioglimento ogni 3,8 Comuni, in Campania e in Sicilia uno ogni 5,2, e in Puglia uno ogni 17,2.
“Su 328 decreti di scioglimento, 26 sono stati annullati dai giudici del Tar o del Consiglio di Stato“, spiega ancora il rapporto presentato oggi.
Vanno infatti considerati “i 45 procedimenti ispettivi conclusasi con l’archiviazione (si contano 15 amministrazioni interessate sia da archiviazione che da scioglimento. Inoltre un Comune ha subito due archiviazioni) – recita il rapporto di Avviso pubblico – sono 40, infine, gli enti attualmente sottoposti a gestione commissariale, tutti distribuiti tra Calabria (22), Sicilia (9), Puglia (5) e Campania (4)”.