Cinghiali, Coldiretti chiede attivazione della caccia di selezione anche in Campania
Nonostante il buon lavoro di analisi sulla gestione del cinghiale in Campania e sugli aspetti sanitari, la specie continua ad essere un problema in molti territori della regione. A sostenerlo è la Coldiretti Campania a seguito della Consulta regionale dell’Ambiente. Le richieste di risarcimento danni hanno assunto proporzioni tali da divenire insostenibili. Sono centinaia le aziende agricole che rischiano di veder compromessi i raccolti a causa della sovrappopolazione di cinghiali. Senza parlare degli incidenti stradali e del rischio che comportano per l’incolumità delle persone. Tanto è vero che nell’intera regione i danni causati da questa specie superano di 2 milioni di euro l’anno. Soldi che potrebbero essere usati per modernizzare un settore trainante dell’economia campana.
La Coldiretti Campania chiede ancora una volta l’attivazione della caccia di selezione anche in Campania. Questo tipo di caccia è adottato in tutte le regioni limitrofe: Lazio, Basilicata, Molise e Calabria. Non si capisce perché, ad oggi, la Regione attraverso i suoi Uffici Territoriali e gli Ambiti Territoriali di Caccia non abbiano utilizzato il prelievo selettivo come azione di contrasto alla diffusione della specie, nonostante sia possibile dal 2012 e nonostante sia inserita nel calendario venatorio, con la presenza di cacciatori di selezione in tutte le province campane.
Il Piano Cinghiale è stato bloccato dal ricorso al TAR del WWF legato non ad aspetti sostanziali, ma ad aspetti burocratici normativi sconosciuti e non applicati nella altre regioni italiane. Il WWF ha dimenticato che a rimetterci saranno gli agricoltori e probabilmente anche i nostri habitat e le altre specie. Lo sanno bene in Puglia, dove lo stesso WWF ha chiesto l’aiuto dei cacciatori contro il cinghiale nelle sue oasi.
L’esperienza condotta in altre regioni mostra come la caccia di selezione, se ben organizzata, possa essere un valido aiuto per limitare i danni del cinghiale nelle aree critiche. Non solo, ma essa può essere praticata tutto l’anno e non ha impatti sulle altre specie, a differenza della fauna selvatica fuori controllo che crea uno squilibrio nell’ecosistema. Il cinghiale nelle aree agricole del casertano, nel salernitano, nell’avellinese e nel beneventano è diventato un problema con il quale confrontarsi per chi voglia fare attività agricola. Un fenomeno che tocca nello stesso tempo anche i piccoli orti privati e la sicurezza dei cittadini. Coldiretti è pronta a collaborare attivamente affinché la Regione Campania usi tutti i sistemi conosciuti per ridurre sensibilmente la presenza del cinghiale.