Decreto dignità: che cos’è e quali cambiamenti ci sono?
Il decreto dignità rappresenta il primo grande provvedimento adottato da Luigi Di Maio dal punto di vista economico, lavorativo e sociale. Il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico ha fortemente voluto che il documento da lui stilato fosse approvato, proponendo una modifica di punti economici e lavorativi su quattro pilastri principali: semplificazioni fiscali, disincentivazione delle delocalizzazioni, lotta alla precarietà attraverso modifiche al Jobs Act, divieto di qualsiasi forma di pubblicità al gioco d’azzardo. Ognuno dei quattro punti, chiaramente, prevede una complessità maggiore attraverso punti, decreti legge, decisioni parlamentari e obblighi da rispettare in materia.
L’approvazione e la struttura del decreto dignità
Nonostante sia stato contestato duramente dalle imprese, il decreto dignità fortemente voluto da Luigi Di Maio rappresenta la traduzione in atto del progetto del Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico; porre fine alla precarietà stabilita dal Jobs Act e alla delocalizzazione erano gli obiettivi principali del vicepremier del Movimento 5 Stelle, che – a seguito dell’approvazione del decreto dignità – ha affermato di voler far guerra a gioco d’azzardo, burocrazia, precariato e delocalizzazioni.
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge 12 luglio 2018, n. 87 “Disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese”, il decreto dignità è stato seguito dalla presentazione di 890 emendamenti, di cui 180 (tra cui quello relativo all’abolizione della cd. tassa sull’acqua per le e-cig) sono stati respinti perché ritenuti inammissibili.
Per quanto riguarda, invece, gli emendamenti del Decreto dignità 2.0, si fa riferimento ai seguenti:
- Delocalizzazione: decadenza dagli incentivi incassati per le aziende che riducono il 50% dei posti di lavoro (contro il 10% precedente);
- Rafforzamento dei centri per l’impiego, attraverso la quota assunzioni fissata per 2019-2021 che – tramite accordo preso tra Stato e regioni – porta a nuove assunzioni. Nei progetti stabiliti, questo punto serve ad accelerare anche il processo di acquisizione del reddito di cittadinanza;
- Regime transitorio per i contratti a termine, che le aziende possono rinnovare per oltre 12 mesi senza l’indicazione della casuale, preservando la durata di 2 anni massima e il numero massimo (4) di proroghe;
- Proroga di due anni per quel che riguarda il bonus assunzioni 2019, stabilito per tutti coloro che sono under 35;
- Reintroduzione dei buoni lavoro occasionali digitali e cartacei per pensionati, disoccupati e giovani: la manovra è stata voluta dal M5S a seguito delle decisioni – in merito al Decreto Dignità 2.0 – di Luigi Di Maio. Il provvedimento avviene a seguito all’abolizione dei vecchi voucher lavoro dell’Inps, che avevano portato alla nascita dei nuovi voucher PrestO per le imprese e ai Libretti famiglia per le famiglie;
I cambiamenti dal punto di vista lavorativo
I più grandi cambiamenti del Decreto Dignità si avvertono, certamente, dal punto di vista lavorativo. Con provvedimenti presi sia per aziende che per famiglie, il decreto dignità voluto dalle forze al governo si propone di attuare una lotta alla burocrazia e alla delocalizzazione, attraverso provvedimenti ritenuti validi in tal senso, nonostante siano stati contestati dalla maggior parte delle imprese.
Tra i punti fondamentali, per le imprese, ci sono:
- Rinvio scadenza spesometro del terzo trimestre al 28 febbraio 2019: la decisione era stata presa dopo la richiesta di anticipazione al 2018, per effetto dell’introduzione della fattura elettronica tra privati;
- Aggiornamento del redditometro;
- Abolizione degli split payment tra professionisti, come il meccanismo di conversione contabile dell’IVA;
I cambiamenti si avvertono, però, anche dal punto di vista lavorativo, con l’intervento del decreto dignità che mira a contrastare gli effetti del Jobs Act voluto da Matteo Renzi. In particolare, i punti fondamentali del decreto, applicati ai lavoratori e alle famiglie, sono:
- Reintroduzione della causale per i contratti a termine: uno dei punti nevralgici della riforma lavorativa di Renzi, secondo diversi economisti l’abolizione della causale per i contratti a termine ha portato a una diminuzione dei contratti a tempo indeterminato (rispetto a quelli a tempo determinato), a vanificare l’abolizione dell’articolo 18 e, in ultimo, a interrompere la possibilità che venissero concessi bonus di assunzione per incentivare il numero di assunzioni a tempo indeterminato;
- Salvaguardia dei lavoratori precari della gig economy: nonostante si tratti di una manovra molto complessa, che necessita di numerosi e nuovi incontri per predisporre una solida base, si tratta di un meccanismo per incentivare lavoratori “soppressi” dalla gig economy, come i riders, studenti o giovani che consegnano cibo in moto; in quel caso la salvaguardia portava a stabilire norme antiinfortunistiche, tutele previdenziali e un salario minimo orario;
- Modifiche alla disciplina del contratto di lavoro a tempo determinato: la modifica al Jobs Act ha stabilito che la durata di un contratto a tempo determinato non può avere una durata superiore a 12, a meno che non si verifichino esigenze orarie o straordinarie che permettano di aumentare la durata a 24 mesi;
I cambiamenti nel gioco d’azzardo
I grandi cambiamenti del decreto dignità si sono avvertiti anche e soprattutto dal punto di vista del gioco d’azzardo; la lotta al gambling è stata strutturata attraverso diversi provvedimenti atti a ridurre la mole del gioco d’azzardo presente in Italia.
Per questo motivo è stata vietata qualsiasi forma di pubblicizzazione a siti di gioco d’azzardo, giochi gratis casino o al gambling stesso; il divieto, sia diretto che indiretto, riguarda pubblicità, articoli, promozioni e sponsorizzazioni di ogni tipo. Tutte quelle sponsorizzazioni televisive che erano già in atto al momento della pubblicazione del decreto hanno una durata limitata, entro e non oltre la quale dovranno decadere tutte le forme di pubblicizzazione.
Attraverso la creazione di nuovi spazi funzionali, l’obiettivo del decreto è quello di ridurre quanto più possibile il fenomeno del gioco d’azzardo, punendo improrogabilmente quello illecito e illegale e vietando in ogni forma quello minorile.