Giovane pastore 20enne ridotto in schiavitù, due arresti

Un giovane pastore 20enne, ridotto in schiavitù, costretto a lavorare e vivere all’interno di una masseria in condizioni disumane, dormire su un giaciglio, per una paga mensile di 650€, circa 1,5€ all’ora per più di 13/14 ore al giorno, dalle 5 di mattina, senza riposo settimanale, ferie, diritti.

Due persone, un 51enne con a carico diverse vicende di natura penale anche di tipo associativo e la convivente, una donna 37enne titolare della masseria, entrambe della zona, sono state arrestate in flagranza di reato dai Carabinieri della task force anti-caporalato. lo specifico gruppo di lavoro è stato costituito in seno al comando provinciale carabinieri di Brindisi, in ossequio alle disposizioni del Comando Legione Carabinieri Puglia, per il contrasto al fenomeno dell’intermediazione illecita di manodopera e sfruttamento del lavoro, e opera unitamente ai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Brindisi.

I reati contestati agli indagati sono l’intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavoro, in concorso. Gli accertamenti effettuati hanno evidenziato che il giovane, è stato impiegato in seno all’azienda zootecnica a decorrere dal maggio 2018 nella pulizia delle stalle, nella mungitura e nell’accudimento degli ovini, circa 400 capi, che conduceva quotidianamente al pascolo la mattina e il pomeriggio.

Il pastore, appartenente alla schiera degli “invisibili”, è stato pertanto sfruttato a seguito del suo accertato stato di bisogno, vivendo in disumane e degradanti situazioni alloggiative nell’ambito della masseria.

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Redazione

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