Casal di Principe. Il Comune sarà risarcito dai killer della Camorra
La prima sezione della Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere (in provincia di Caserta) ha accolto la domanda di risarcimento per i danni subiti dalla Camorra, presentata dal Comune di Casal di Principe, oggi guidato dal Sindaco Renato Natale, Vicepresidente di Avviso Pubblico.
Il Comune si è costituito parte civile nel processo nei confronti di Walter Schiavone, condannato all’ergastolo perché ritenuto il mandante dell’omicidio di Giliberto Cecora, zio di Giuseppe Quadrano, killer di don Giuseppe Diana.
“Il Comune di Casal di Principe – scrivono i giudici nella sentenza – deve essere significativamente risarcito delle conseguenze negative sofferte sul proprio territorio a causa dell’esistenza delle associazioni di stampo camorristico[…] Questa consorteria ha goduto per decenni di un potere impositivo quasi militare, devastando completamente il territorio della provincia di Caserta ed in particolare del Comune oggi parte civile […] Non da ultimo deve evidenziarsi come il fatto contestato abbia arrecato indubbie ferite esistenziali ad ampie fasce di popolazione, visto che i cittadini sono privati della libertà di godere di un ambiente sociale tranquillo e sereno, a causa di una quotidianità di violenza e prevaricazione, capace di integrare un ostacolo permanente alla piena e proficua esplicazione della loro persona umana”.
“Questa sentenza è il riconoscimento ufficiale di una verità dimenticata per troppi anni, ovvero che i cittadini di Casal di Principe sono stati le prime vittime dei clan – ha sottolineato Renato Natale – Il Tribunale evidenzia aspetti che anche io, come medico, ho potuto constatare nel corso del tempo: i problemi e i disturbi che ha causato nella popolazione il crescere, fin dall’infanzia, in una zona di guerra. Problemi racchiusi nella definizione utilizzata dalla Corte: ‘ferite esistenziali’. Il Tribunale ha compreso la dignità dei cittadini Casalesi, sancendo una netta differenziazione tra vittime e carnefici. L’uso improprio del termine ‘Casalese’ ha determinato per tanti anni un attacco all’identità della popolazione e della sua immagine. Con l’avallo di una sentenza della magistratura, oggi i veri Casalesi si riappropriano di quel termine”.