Whirlpool, Ugl: “Vero percorso industriale o dramma occupazionale”

“La Ugl ha incontrato riferimenti della Whirlpool Emea di Pero (MI) volendo sapere sul perché a distanza di 15 mesi l’attività produttiva non è mai partita. Whirlpool si è impegnata a riferire quanto è emerso durante l’incontro con i lavoratori”.

E’ quanto fanno sapere i dirigenti della segreteria Ugl metalmeccanici Torino, Roberto Brognano e Davide Micheletti per i quali, nel contesto del presidio sindacale che si stava contemporaneamente svolgendo nel sito produttivo di Pero (MI) confermano che: “la nostra posizione Uglm è, ci sia un immediato interessamento di Whirlpool in questa vicenda che si sono investiti soldi per una reindustrializzazione, fallita, e successivamente all’impegno con le parti sociali preso nel 2018 nell’accordo sottoscritto presso il MiSE. Siamo in momenti di fuoco – proseguono Brognano e Micheletti -, l’Ex Embraco, ora Ventures, mai partita veramente con la produzione, non segna nessuna certezza, nessuna garanzia per circa 400 lavoratori e relative famiglie. Rispetto all’impegno che l’azienda aveva preso a Roma, nella sede del Mise, di riassettare il gruppo, non registriamo novità: ad oggi sappiamo solo che il piano industriale della Ventures non ha applicazione. Sono quindi necessari nuovi progetti industriali in grado di avviare la produzione nello stabilimento, tutelando tutti i posti di lavoro. Chiediamo  – concludono Brognano e Micheletti – che nei prossimi incontri ufficiali sia l’azienda a concertare un nuovo vero percorso industriale, alternativo a quello presentato dalla Ventures, altrimenti si rischierebbe un nuovo dramma occupazionale”.

“Il Governo non se lo può permettere – dichiara il segretario provinciale Ugl Torino, Ciro Marino – per tanto sollecitiamo i ministeri competenti ad intervenire per trovare soluzioni condivise. Quello che chiediamo alle istituzioni italiane ed europee è una maggiore attenzione all’utilizzo degli aiuti di Stato che aziende straniere, e non solo, ottengono allo scopo di creare occupazione, salvo poi decidere di andarsene, dopo qualche anno e dopo aver utilizzato i generosi fondi: non per una palese crisi industriale o economica ma solo per andare alla conquista di forza lavoro e di sistemi fiscali più favorevoli rispetto al nostro, come in questo caso della Embraco che, non avrebbe ragionevoli motivi per andarsene dall’Italia, mettendo sul lastrico  – conclude Marino – oltre 400 persone con relative famiglie, più tutto l’indotto ad esso collegato”.

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Redazione

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