Giustizia, Trentini: “Su riconoscimento avvocato in Costituzione, siamo in ritardo”
Sul rafforzamento del ruolo dell’avvocato in Costituzione “l’Italia, benché culla del diritto, sconta un ritardo notevolissimo. Tutelare l’avvocato vuol dire tutelare l’interesse generale a che la giustizia funzioni: è un valore di civiltà giuridica per l’intera collettività”. A sostenerlo è l’avvocato Antonella Trentini, presidente nazionale dell’Unione Nazionale Avvocati Enti Pubblici (Unaep).
“La pregnanza dell’attività esercitata dall’avvocato è già riconosciuta con riguardo alla composizione di alcuni organi costituzionali e di rilievo costituzionale e per questo l’assenza di menzione del ruolo nell’ambito del diritto di difesa in giudizio appare quanto mai desueta e tanto più urgente”.
Quanto alle proposte avanzate anche da Unaep sul tema, ricorda l’avvocato Trentini: “abbiamo chiesto da tempo che venga riconosciuta la pienezza del nostro ruolo: quello di dipendente, scelto per pubblico concorso “al fine di assicurare il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione” (art. 97), posto al “servizio esclusivo della Nazione” (art. 98), e quello di avvocato, professionista che, scelto per pubblico concorso, esercita all’interno della pubblica amministrazione la propria attività professionale in posizione di libertà e di indipendenza, nel rispetto delle norme di deontologia forense, che giurano di osservare “nell’interesse esclusivo della Nazione”. Su questo percorso “tutta l’avvocatura deve essere compatta e unita, perché l’effettività della tutela dei diritti e l’inviolabilità del diritto di difesa, viaggiano inscindibilmente accanto alla posizione di libertà, autonomia e indipendenza nella quale l’avvocato esercita la propria attività professionale, in posizione di parità tra le parti nel processo. Tutelare l’avvocato vuol dire tutelare l’interesse generale a che la giustizia funzioni: è un valore di civiltà giuridica per l’intera collettività”, conclude il presidente di Unaep.