Casal di Principe. NCO, Viglione: “Impediremo a De Luca di mettere fine a vero modello di riscatto”
“La finta solidarietà espressa da De Luca, a pochi giorni dall’annunciata chiusura di Nuova Cucina Organizzata, risuona come una beffa peggiore della grave colpa che ha questo stesso governatore nel mettere fine alla più bella esperienza di riscatto sociale nella storia di questa regione. Uomini e donne che hanno trovato finalmente una speranza grazie a veri progetti di economia sociale, agli occhi dell’attuale presidente della giunta regionale hanno probabilmente l’unico demerito di non assumere i connotati di una preferenza elettorale. Non certo al pari di chi dirige e gestisce i grandi centri privati accreditati che hanno la priorità rispetto a chi, oltre all’assistenza, offre un salvacondotto per una nuova vita, garantendo nel contempo anche un’opportunità occupazionale. Con lo sblocco di 600 milioni di finanziamento per il Servizio sanitario nazionale, oggi la Campania può attingere a ulteriori fondi per una migliore gestione dei cosiddetti budget di salute”. Lo dichiara il consigliere regionale e segretario della Commissione regionale anticamorra Vincenzo Viglione.
“De Luca non ha più scuse, – sottolinea Viglione -. Oggi ha le risorse per ottemperare ai debiti accumulati da cooperative come Nco, ma quello che più conta è modificare la delibera del 2016, equiparando il sistema di erogazione del fondo sociale regionale a quello dei centri privati accreditati, che beneficiano di anticipazioni di spesa. Non è più possibile, come sta facendo questa Regione dal 2016, scaricare l’onere della gestione su Comuni che devono spesso già fare i conti con situazioni di dissesto finanziario. Non possiamo consentire che un’amministrazione regionale incapace o volutamente distratta metta fine a una storia di uomini e donne che con forza e sacrificio hanno costruito un nuovo modello di welfare capace di centrare in un solo colpo due obiettivi importantissimi per la nostra terra: la lotta alla camorra e la tutela dei nostri fratelli e sorelle meno fortunati di noi”.