Coronavirus, positivo agente penitenziario
Sono in lieve miglioramento le condizioni dell’agente di Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Vicenza risultato positivo al virus Covid-19: se le positive indicazioni odierne saranno confermate, potrebbe essere staccato dalla ventilazione forzata.
Il poliziotto è ricoverato nell’ospedale cittadino ed è attualmente in terapia intensiva. Al momento della conferma della positività, la ULSS n. 8 di Vicenza, riunitasi urgentemente con il Direttore e il Comandante dell’istituto, ha immediatamente provveduto a trasmettere all’istituto il vademecum con le indicazioni da adottare “per la gestione dei casi asintomatici di pazienti con ILI o di contatti stretti in isolamento domiciliare”.
Agli operatori penitenziari è stato raccomandato di segnalare immediatamente all’unità sanitaria dell’istituto eventuali sintomi di malattia, in particolare difficoltà respiratorie e/o febbre superiore a 38°: in tal caso sarà subito avvisato il servizio di igiene pubblica che provvederà ad effettuare il cosiddetto “tampone” presso appositi ambulatori dell’Ospedale civile.
Non è stato invece ritenuto necessario sottoporre ad isolamento sanitario il poliziotto penitenziario accasermato nella stessa stanza dell’agente contagiato, poiché quest’ultimo aveva usufruito di congedo ordinario dall’8 al 18 febbraio e il suo compagno di camera, a sua volta, dal 19: dall’unica notte passata nello stesso locale sono già decorsi senza complicazioni i 14 giorni previsti dalla quarantena (scaduti il 3 marzo).
Non si rilevano al momento casi di sospetto contagio fra i detenuti dell’istituto vicentino.
L’U.S.P.P. attraverso il Presidente Giuseppe Moretti esprime la propria preoccupazione “sia per la salute del giovane collega, sia per la salute del personale di Polizia Penitenziaria, degli altri operatori penitenziari, dei detenuti e di chiunque abbia avuto contatti con il carcere ritenendo l’allarme solo un motivo per sollecitare tangibili misure di prevenzione del contagio in un ambiente che per la sua tipologia costringe ad una promiscuità potenziata da vincoli insuperabili”.
“A questo punto – prosegue Moretti – non basta bloccare i colloqui in carcere tra i detenuti e i propri familiari, provvedimento pure adottato con il DM approvato nella notte scorsa (come auspicato dall’USPP) questo non senza il rischio di effetti negativi e possibili proteste se a tale provvedimento non non seguono misure alternative per il mantenimento dei contatti tra i reclusi e i propri congiunti con mezzi di comunicazione telematica e con implemento delle telefonate, ma bisogna pensare a misure più drastiche soprattutto atte a tutelare la salute degli agenti in servizio e in particolare nei varchi esterni, nelle traduzioni, nei servizi di piantonamento e in tutte le condizioni di esposizione a rischio contagio, anche azzerando servizi non indispensabili e ponendo il personale nelle condizioni di operare in sicurezza, dotandolo di guanti monouso e mascherine prima possibile, senza lasciare agli stessi operatori l’onere ad esempio di controllare la temperatura a chi accede nelle carceri (come pare verificarsi in molti istituti soprattutto del nord), senza mezzi di tutela della propria salute e senza quella necessaria esperienza in campo medico che tali accertamenti presupporrebbero”.
Il Presidente USPP, tralasciando ogni polemica legata al mancato preventivo ascolto di chi rappresenta la categoria e nel ritenere indispensabile accellerare ed estendere a tutte le carceri l’istallazione di tende per il triage esterno ad opera di personale sanitario specializzato di chi accede nelle strutture penitenziarie e l’immediata chiusura delle scuole di formazione, chiede “al Presidente del Consiglio Conte la capillare fornitura di tali strumentazione e materiale DPI per la tutela della salute del personale di ogni ordine e grado, al Ministro della Giustizia Bonafede di far conoscere le iniziative che intende adottare a seguito delle preoccupanti notizie di queste ore e, non per ultimo, al Ministro della Salute Speranza, come intende intervenire a tutela dell’integrità sanitaria delle forze dell’ordine con particolare riferimento al personale di Polizia Penitenziaria e non ultimo della popolazione detenuta, insomma al Governo nella sua interezza un protocollo -carceri- che affronti l’emergenza a 360°”.