Coronavirus, Pronto Soccorso Aversa: monta la protesta
In questo quadro di disarmante umanità, abbiamo raccolto le voci di quanti in trincea, ogni ora salvano preziose vite umane, quelle dei nostri nonni, dei nostri genitori, dei nostri figli. Oggi la voce si è trasformata in grido di protesta, un grido che proviene dal Presidio Medico cittadino Moscati.
Sembrerebbe che i 33 infermieri del Pronto Soccorso, non abbiano, ad oggi adeguati dispositivi di protezione individuale, e questa cosa rispecchierebbe in toto quanto denunciato dal Governatore De Luca nella sua ultima diretta facebook. Ma c’è di più. Sembrerebbe, da quanto è emerso, che da quando è stata allestita la tensostruttura esterna, dedicata ai malati COVID e contenente 6 posti letto, la situazione sia peggiorata anche sotto il profilo logistico. Infatti la struttura, fa parte integrante del percorso obbligatorio che devono fare gli ammalati che vengono prelevati dalle ambulanze e che giungono all’ospedale. Percorso che consente ai positivi di non entrare in contatto con gli altri pazienti ricoverati. Ebbene, sembra che, per creare questo speciale percorso, siano di fatto stati aboliti i bagni e gli spogliatoi del personale infermieristico del PS. Questo si traduce in una inevitabile situazione di disagio per gli operatori n oggetto che non hanno la possibilità di disfarsi degli indumenti di lavoro in un posto a loro dedicato.
Inoltre gli operatori sanitari, lamentano la carenza di personale a fronte dei turni di lavoro spesso massacranti, chiedendo a gran voce di essere supportati da infermieri specializzato, che siano in grado di svolgere le delicatissime manovre sanitarie di un Pronto Soccorso.
Il direttore sanitario pro-tempore del Moscati di Aversa Arcangelo Correra, interpellato telefonicamente, ha ribadito che all’interno della struttura ospedaliera normanna, tutto il personale possiede i dispositivi di sicurezza necessarie per fronteggiare l’emergenza coronavirus.
In questo delicatissimo momento le necessità di chi è impegnato in prima linea devono diventare le necessità di tutti i cittadini aversani, cosi come raccogliere e divulgare, anche in maniera anonima, i loro gridi di aiuto. Non ci siamo mai tirati indietro e non lo faremo neanche questa volta, e non ci fermeremo fino a quando tutti, ma proprio tutti i nostri soltati in camice bianco non saranno protetti e tutelati. Loro sono il braccio, noi giornalisti la voce.
Ida Iorio