Casalesi, scarcerato boss Pasquale Zagaria
Il Tribunale di Sorveglianza di Sassari ha disposto ha scarcerazione di Pasquale Zagaria, l’imprenditore recluso al 41 bis legato al clan dei Casalesi, fratello del superboss Michele Zagaria. La decisione è stata presa dai magistrati anche a causa dell’indisponibilità da parte delle strutture sanitarie dell’isola di poter garantire al detenuto la prosecuzione dell’iter diagnostico e terapeutico di cui ha bisogno a causa di una grave patologia.
Anche la scarcerazione di Pasquale Zagaria sarà oggetto di approfondimento da parte del ministero della Giustizia. Il Guardasigilli, Alfonso Bonafede, a quanto si apprende, ha interessato del caso l’ispettorato di via Arenula.
(ANSA)
Borrelli: “Siamo al delirio più assoluto”
“Siamo al delirio più assoluto, si sta usando l’emergenza sanitaria per mettere in libertà pericolosi boss, gente che martoriato il nostro Paese ed il nostro territorio”. Ha attaccato il Consigliere Regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli.
“Abbiamo dato mandato allo studio legale degli avvocati associati Picone, Paparella, Viggiano, Marzano di impugnare le scarcerazione dei boss mafiosi e di camorra, non possiamo permettere che chi ha fatto male alla nostra terra, che ha fatto piangere tante persone sia rimesso in libertà, sarebbe una sconfitta dello Stato e dei cittadini onesti. All’improvviso in Italia si scopre che tutti i boss di mafia e camorra stanno male e devono essere scarcerati per l’emergenza coronavirus”.
Scarcerazione Zagaria, DAP: “Tribunale Sorveglianza costantemente aggiornato”
Il Tribunale di Sorveglianza di Sassari è stato costantemente informato delle attività degli uffici dell’Amministrazione Penitenziaria per trovare al detenuto Pasquale Zagaria una collocazione compatibile col suo stato di salute. Tutti i passaggi che si stavano compiendo sono stati oggetto di comunicazione al Tribunale di Sorveglianza, con almeno tre messaggi di posta elettronica, ultimo dei quali risalente allo scorso 23 aprile. Lo comunica il DAP in una nota.
Caso Zagaria. Antigone: “Diritto alla salute e pena non contraria al senso di umanità, due capisaldi della Costituzione”
“Anche nel caso relativo alla concessione della detenzione domiciliare per motivi di salute a Pasquale Zagaria si sta creando un polverone strumentale e inaccettabile. La magistratura di sorveglianza deve poter svolgere il proprio lavoro in modo indipendente applicando la legge. La legge, a partire dalla nostra Costituzione, prevede che il diritto alla salute sia garantito ad ogni individuo (art. 32) e che la pena non possa consistere in trattamenti contrari al senso di umanità (art. 27). Disposizioni che valgono per tutti, senza eccezioni di sorta. La preannunciata ispezione ministeriale sembra quasi voler disincentivare il ruolo di garanzia giurisdizionale dei magistrati e sembra voler rispondere ad un montare di prese di posizioni strumentali, di chi concepisce la pena come vendetta e pensa, in spregio al disposto della nostra Carta costituzionale, che i detenuti debbano marcire in carcere” Queste le dichiarazioni di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
“In queste settimane è soprattutto grazie ai giudici di sorveglianza che si sta lentamente riducendo la popolazione detenuta e di questo siamo a loro grati. È un antidoto al disastro che sempre incombe sul sistema penitenziario. Sottolineiamo, inoltre, laddove ce ne fosse bisogno, che non c’è alcun rischio di scarcerazione di massa di boss mafiosi, tanto che sempre ieri è stata negata la concessione di un provvedimento di detenzione domiciliare (che resta comunque una pena e non è un ritorno in libertà) a Nitto Santapaola. Quello che fanno i magistrati e di valutare, caso per caso, e dietro il parere di medici, la compatibilità tra lo stato di salute di un detenuto e le possibilità che le patologie vengano curate al meglio all’interno degli istituti. E, solo laddove ciò non fosse possibile, vengono disposte misure alternative. Nel caso specifico di Pasquale Zagaria, poi, ben conosciamo e stimiamo per qualità, onestà, indipendenza, professionalità, il giudice De Vito a cui esprimiamo massima solidarietà e vicinanza. Infine crediamo che uno Stato forte non abbia paura di una persona malata, anche se mafiosa. Mai. Uno Stato forte si fida dei suoi giudici.”