Caserta. Fase 2, Italia Viva: “Il grido di allarme delle imprese e dei lavoratori”

“La politica non può delegare a nessun Comitato Scientifico le decisioni per la ripresa delle attività e per il sostegno alle imprese ed ai lavoratori. Esistono dei danni da Covid che non sono solo sanitari: si può morire di burocrazia e si può morire in attesa che ci siano interventi veri ed immediati. L’ennesimo decreto, equiparato a due leggi di bilancio, corposo come un tomo di 500 pagine, esaspera le imprese, i lavoratori del settore privato e le famiglie. Di fatto sono in ritardo tutte le misure, seppellite dalle regole e dalle procedure che rendono impossibile il soddisfacimento dei bisogni reali della gente. La maggior parte, se non la totalità delle persone non hanno ricevuto la cassa integrazione, le imprese e i professionisti aspettano finanziamenti a fondo perduto e non prestiti che non riusciranno mai a restituire”. Così Carmela De Rosa e Giuseppe Altieri, coordinatori provinciali di Italia Viva a Caserta.

“Tante imprese non apriranno perché gli aiuti promessi non sono sufficienti e soprattutto non sono adatti: non si possono erogare aiuti sotto forma di credito di imposta, perché le aziende chiuse e in sofferenza non potranno pagare le imposte, non si possono erogare finanziamenti garantiti dallo Stato ma assoggettati alle regole e alla complicanza delle regole bancarie. Non si possono aprire le attività ed imporre distanziamenti che di fatto riducono la possibilità di ricavo ad un decimo di quanto le imprese riuscivano a fatturare e nel contempo bloccare i licenziamenti”.

“Riteniamo che debbano essere ascoltati i soggetti coinvolti, le imprese ed i lavoratori del privato e che con loro vadano concordate le regole di convivenza e contenimento del virus, e che soprattutto vadano concertati gli aiuti e le modalità della ripresa. Riteniamo che queste regole complicate e cervellotiche, spesso prive di buon senso, equivalgano a nessuna regola e che rischino di innescare meccanismi che possono spingere le persone ad atti incontrollabili e disperati.  Riteniamo che gli aiuti concreti alle famiglie, alle imprese e ai lavoratori debbano venire prima dei controlli e che il rischio di far morire interi settori dell’economia e di esasperare interi settori della popolazione, sia di gran lunga più grave dell’eventualità di erogare per errore qualche contributo. Riteniamo che le attività debbano riprendere nel rispetto del contenimento del Covid, ma che non sia inammissibile ad esempio,  ritenere che in un pullman ci siano venti persone e che nello stesso spazio di un negozio ci  possano essere soltanto due persone. Riteniamo che sia inammissibile che un datore di lavoro possa essere ritenuto responsabile di un contagio e per questo perseguibile. In questo modo non apre nessuno e se non moriremo di Covid, moriremo di carestia. La politica e non i Comitati Scientifici devono farsi carico di questo, la politica non può delegare la responsabilità e le procedure della ripresa al Team di esperti Scientifici. I nostri Comitati Civici sono aperti per ascoltare e farsi carico delle problematiche, la nostra campagna Italia Semplice vuole snellire le procedure burocratiche che rischiano di paralizzare il Paese, abbiamo bisogno della partecipazione della gente che vuole che la nostra bella Italia si rialzi al più presto”.

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Redazione

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