Carinaro. Variante urbanistica, Masi: “Il gioco delle tre carte”
“Quello che succede in questi ultimi tempi al Comune di Carinaro, a proposito della variante urbanistica con la quale il Commissario Prefettizio, con un colpo di mano, ha cancellato 250.000 m.q di area agricola del nostro territorio destinandola ad area da cementificare, somiglia tanto al gioco delle tre carte. Tanto si ricava da tutti gli atti e gli avvenimenti che in questo anno si sono prodotti sulla vicenda (e che, per non annoiare, voglio risparmiarvi) e trova ulteriore conferma nei contenuti di una sconcertante nota che l’Amministrazione comunale, per bocca del Sindaco Affinito, ha inviato ieri l’altro alla stampa locale, a commento del dibattito in corso nel paese sulla operazione Marican. Il Sindaco con questa nota si affanna a tranquillizzare la Città, ancora preoccupata per quella incredibile operazione di trasformazione del nostro territorio, dichiarando che su questa vicenda è stata scritta la parola “fine” dopo che l’ufficio urbanistico comunale, in data 29 maggio u.s., ha rigettato la domanda di permesso a costruire di un Polo Logistico perché la società richiedente non aveva dimostrato di essere proprietaria di tutta l’area interessata all’intervento. Da ciò, secondo le singolari interpretazioni del Sindaco, ne derivava che il dibattito in corso era una tempesta in un bicchiere d’acqua, e che le mie dimissioni erano strumentali”. Così il consigliere comunale di Carinaro, Stefano Masi.
“Sarebbe stato, invece, interessante conoscere i motivi per cui un Sindaco, a distanza di un anno dalle elezioni, tradisce il programma elettorale, in particolare quello relativo all’obbligo di portare all’esame del Consiglio comunale ogni atto relativo al consumo di suolo in contrasto con il piano regolatore approvato nel 2012. A fronte di un così evidente tradimento dell’impegno assunto con la Città, liquidare le mie dimissioni, definendole come una tempesta in un bicchiere d’acqua, significa essere spaventosamente superficiali oppure dotati di astuzia luciferina. Il Sindaco, con inusitata sfacciataggine, dice che la questione era pressoché chiusa già tra giugno e luglio, allorché giunse al comune un ricorso al Tar da parte di un proprietario che segnalava di non aver mai venduto il suo terreno alla Marican. Ma se la questione era già conclusa, come sostiene il Sindaco, perché in Consiglio, nel successivo mese di settembre, dichiarò di aspettare l’acquisizione di un parere urbanistico prima di esprimersi sulla richiesta di revoca avanzata dall’opposizione? Ha, forse, mentito al Consiglio? Nella sua nota, ancora, si legge che il sottoscritto avrebbe rincorso l’acquisizione di un parere non necessario. Peccato che sia stato proprio lui a votare nel mese di novembre, con me, una variazione di bilancio per l’acquisizione di questo parere e che portino la sua firma sia la proposta di delibera del 20 dicembre 2019 che quella del 25 febbraio, entrambe abortite, e così quella del 9 marzo con la quale si dava indirizzo al Responsabile d’area di acquisire il parere. Addirittura, l’atto ufficiale e definitivo per avviare la procedura di acquisizione del parere è stato approvato dopo le mie dimissioni e la mia dichiarazione di indipendenza dalla maggioranza! Cosa resta da replicare a chi non teme di smentirsi tante volte, come se nulla fosse, e per di più con la faccia tosta di volermi dare anche lezioni? La verità è una soltanto: la questione è tutt’altro che chiusa! Il rigetto del permesso a costruire è un atto degli uffici, da essi adottato per non incorrere in eventuali responsabilità. La variante approvata dal Commissario, invece, è ancora in piedi e può essere annullata solo con un voto formale del Consiglio, unico organo a cui la legge riconosce il potere di annullamento. Possibile che gli ex colleghi di maggioranza non abbiano compreso che con il rigetto del permesso a costruire, gli uffici si sono formalmente deresponsabilizzati e hanno scaricato su di loro la patata bollente? Sono i consiglieri comunali e soltanto essi a dover ora provvedere. E se ciò non accadrà in tempi stretti, il nostro diritto a poter intervenire legittimamente potrebbe non essere più esercitabile, per decorrenza dei termini. E’ questo quello che si vuole? Se è così, lo si dica chiaramente. D’altronde, che in questi 10 mesi si sia perso tempo prezioso è sotto gli occhi di tutti e nulla dovrebbe più meravigliarci. Quella della variante, è una procedura complessa e il parere urbanistico sarebbe servito a scandagliare tutti gli aspetti del procedimento, non certo solo quelli inerenti la proprietà dell’area. Poteva servire ad esempio a verificare se la procedura seguita fosse stata legittima o, al contrario, su quali basi poggiare una delibera consiliare di annullamento che fosse “a prova di bomba”. Invece l’amministrazione, dopo le mie dimissioni, ha prima finalmente avviato il procedimento di acquisizione del parere e, poi, deciso di revocarlo, lasciando il Consiglio e i consiglieri senza riferimenti certi sui molteplici aspetti giuridici della variante urbanistica. È questo un buon modo di amministrare? Ad oggi, quindi, la sorte di quella variante urbanistica diventa il tema essenziale di tutta vicenda che il Comune si trova a vivere e sulla quale solo il Consiglio può mettere la parola “fine”. Ma, su questo aspetto del problema il Sindaco glissa: taceva ieri e continua a tacere oggi! Basta con le chiacchiere! Chi ha il dovere, non indugi più. Si convochi subito il Consiglio, se del caso in seduta permanente, e si faccia chiarezza, evitando così che sui consiglieri ricadano responsabilità per omissioni relative agli atti di propria competenza. Il tempo di continuare il giochino delle tre carte è scaduto. Ogni consigliere, di maggioranza e di minoranza, è chiamato a prendersi le proprie responsabilità e a dimostrare, con i fatti, se veramente vuole il bene della nostra Carinaro”.