Futura prende posizione sul biodigestore di Caserta
L’Impianto proposto da Regione Campania è sovradimensionato rispetto alle esigenze della città di Caserta e si pone fuori dalla logica di bacino, e quindi in difformità da quanto prescritto dall’ordinamento nazionale e regionale in materia di ciclo integrato dei rifiuti.
Per Futura è ora di riaprire il dibattito sui rifiuti a Caserta e in provincia, in vista di una programmazione negoziata dal basso del potenziamento dell’impiantistica che possa realmente rispondere a criteri di efficacia ed efficienza.
Giuseppe Tescione, portavoce del movimento a Caserta città dice: “Occorre partire da una considerazione preliminare: registriamo un gravissimo ritardo rispetto all’approvazione del Piano d’ambito, unico strumento per il governo delle attività di gestione necessarie per lo svolgimento del servizio di gestione integrata dei rifiuti. La mancanza del piano d’ambito si traduce in una gestione particolaristica ed emergenziale priva di una visione organica. Occorre altresì evidenziare che allo stato i cittadini campani continuano a pagare un prezzo altissimo per la gestione dei rifiuti, dovuto sia alle sanzioni per infrazione comunitaria (120.000 euro al giorno) sia per lo smaltimento dei rifiuti fuori regione. In questa provincia vi è necessità di un’impiantistica per la gestione della frazione organica adeguata alle esigenze del territorio: senza impianti che trattino la frazione organica non si va da nessuna parte”.
In particolare, secondo il portavoce “Caserta produce circa 11.000 T/a di frazione organica, per cui un impianto di 40.000 T/a – quale dovrebbe essere il digestore anaerobico della ex cava di Mastellone – verrebbe potenzialmente utilizzato anche dai comuni che ricadono nella conurbazione Casertana, (ma nulla vieta agli altri comuni della provincia di poterne fare uso, con evidenti ripercussioni logistiche ed ambientali) nonostante gli stessi non siano stati coinvolti sul punto. Anzi, il bando del 2016 adottato dalla Regione Campania ha dato vita ad una competizione tra i comuni per accaparrarsi il denaro stanziato, in difformità rispetto a quei percorsi partecipati prescritti dalla legge regionale sui rifiuti. Questo, tra l’altro, si traduce in potenziale contenzioso che paralizza l’opera e la risoluzione del problema: si veda al riguardo il contenzioso sorto tra il comune di Caserta e quello di Valle di Maddaloni.”
Futura Caserta inoltre fa notare come tale progetto da 40.000 Ton. cali direttamente da Regione Campania – pressata dalla Procedura d’Infrazione della Commissione Ue – e si pone al di fuor dell’ordinaria programmazione prevista dalla normativa sui rifiuti, che si basa su impianti a dimensione di Bacino: “Alla luce di questo – sottolinea Tescione -, attesa anche l’urbanizzazione del territorio casertano, non è dato comprendere da un lato, le ragioni di un impianto sovradimensionato rispetto al fabbisogno della città, dall’altro la infelice localizzazione presso la ex cava Mastellone”.
Ma il vero punto è un altro. “Se il digestore anaerobico deve inserirsi a pieno nel ciclo integrato dei rifiuti deve essere in grado di realizzare un prodotto di prima qualità, il compost, da poter essere riutilizzato in agricoltura, diversamente l’unica funzione che avrebbe è quella di stabilizzare il rifiuto che poi verrà bruciato o posto in discarica, ma per fare questo occorre una quota di differenziata più alta e di ottima qualità. E a nostro avviso al momento il comune di Caserta non sta facendo abbastanza per elevare tali soglie e qui e ora si chiede ragion del perché la raccolta differenziata a Caserta sia al di sotto del 50%, come anche perché non viene fatto alcuno sforzo per politiche che impongano o quanto meno promuovano il riuso ed il recupero dei materiali”.