(VIDEO) Rubati oltre 1 milione di contatti Tim da usare per call center
Lo scorso anno un noto giornalista televisivo si rivolgeva alla Polizia di Stato, resosi conto che a suo nome risultavano attivi tre finanziamenti disposti dalle società finanziarie ING Direct, Findomestic e Agos, per un importo complessivo di circa 100 mila euro (uno da 50 mila e due da 25 mila euro) che non aveva mai richiesto.
La Polizia Postale di Bologna coordinata dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma avviava una complessa attività investigativa, accertando che le somme di denaro erano state dapprima convogliate su un unico rapporto bancario, poi suddivise su altri tre conti correnti intestati a terzi ed infine monetizzate mediante prelievi presso gli sportelli ATM o puntate nelle sale scommesse di Roma, Firenze e Livorno. I finanziamenti erano stati ottenuti on-line utilizzando le copie informatiche dei veri documenti di identità del giornalista, la busta paga falsificata e altra documentazione personale precedentemente acquisita grazie ad accessi abusivi agli account della vittima.
I rapporti bancari “collettori”, anch’essi intestati in modo fraudolento al giornalista, erano stati attivati attraverso la riproduzione informatica dei documenti del giornalista, recanti tuttavia l’immagine di un altro uomo. Grazie all’utilizzo di un apposito programma informatico di riconoscimento del volto (S.A.R.I.), l’individuo è stato identificato in un pregiudicato partenopeo di 63 anni residente a Roma, portando così gli investigatori ad estendere le indagini nella Capitale. L’analisi delle connessioni avvenute per eseguire i bonifici consentivano di accertare che tutte le operazioni erano state effettuate da device, tutti localizzati a Roma. La comparazione dei tabulati telefonici degli intestatari dei conti correnti sui quali sono confluiti i profitti con l’esame dei dati relativi ai prelievi ATM permettevano di individuare gli organizzatori della frode in due pregiudicati, un romano di 31 anni ed un piemontese di 47. L’epilogo delle indagini si concretizzava con l’esecuzione di due perquisizioni domiciliari a carico degli indagati che venivano denunciati per concorso nel reato di accesso abusivo a sistema informatico, sostituzione di persona e truffa. Venivano, inoltre, denunciati un sessantatreenne residente a Firenze e un quarantaquattrenne residente a Livorno per aver fornito il proprio rapporto di conto corrente al fine di ricevere le somme fraudolente. Le indagini sono state coordinate dal Dr. Nicola Scalabrini del pool reati informatici della Procura di Bologna.
Le Società creditizie presso le quali sono stati accesi i finanziamenti non hanno preteso che la vittima si facesse carico del debito derivante; il giornalista non ha quindi subito il danno economico (ingente) derivante dalla frode. È stato, invece, sicuramente vittima di accesso abusivo ai propri dati personali custoditi in sistema informatico (uno dei prodotti più ambiti dai cyber criminali) e di sostituzione di persona. La tempestività della denuncia, che qualsiasi cittadino deve produrre senza indugio, ha messo la vittima al riparo dalle conseguenze immediate (ma anche future) dei reati che possono essere stati commessi con i suoi dati e documenti. È sempre raccomandabile tutelare i propri dati personali (documenti, informazioni riservate, coordinate bancarie, estremi di carte di pagamento) conservandoli in supporti protetti da password evitandone l’impropria divulgazione.
Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha espresso la sua soddisfazione per l’inchiesta condotta dalla procura di Roma e dalla polizia postale che ha portato all’arresto di 13 persone e all’obbligo di dimora per altre 7, tra le quali alcuni dipendenti della Tim, per accesso abusivo ai sistemi informatici, detenzione abusivo di sistemi informatici, detenzione abusiva di codici di accesso e commercializzazione illegale di archivi informatici: “Ancora una volta – ha dichiarato la responsabile del Viminale – magistratura e forze di polizia confermano il loro costante impegno anche contro le truffe in danno delle aziende e degli utenti che danneggiano la libera concorrenza e la trasparenza del mercato”.