Regionali Campania, l’appello del PCI: “Sinistra unitaria alle consultazioni”

“Le prossime regionali rappresentano una scadenza elettorale di rilevante importanza politica: i cittadini di sette regioni (Valle d’Aosta, Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia) saranno chiamati al voto, il 20 e 21 settembre, per l’elezione dei presidenti delle giunte e il rinnovo dei consigli. Si tratta della prima consultazione elettorale dopo la fase più drammatica dell’emergenza Covid-19.In Campania, come è noto, il confronto vede presenti tre grandi schieramenti: il centro sinistra, guidato da Vincenzo De Luca; il centro destra con a capo Stefano Caldoro, e il Movimento5 Stelle con la candidata presidente Valeria Ciarambino. Le prossime elezioni avrebbero richiesto, per il difficile momento in cui si svolgeranno, una seria proposta unitaria della sinistra alternativa, proposta che si ponesse in netta contrapposizione al centro sinistra, al centro destra e ai 5Stelle. Purtroppo, così non è stato. Avremo, infatti, ben due liste di sinistra, ciascuna con un proprio candidato presidente, con un proprio programma e ciascuna fermamente intenzionata a conquistare anche un solo voto in più rispetto all’altra: Potere al Popolo, che candida il compagno Giuliano Granato alla presidenza; e una formazione ambientalista e antiliberista che comprende il Prc, Sinistra Italiana, il Partito del Sud, Insurgencia, i Cobas e Stop Biocidio”. Così il coordinamento regionale Partito Comunista Italiano sulle regionali in Campania.

“Le due coalizioni maggiori saranno formate da un cospicuo numero di liste, di partito e civiche. Non siamo di fronte ad armate prussiane, ma ad eserciti raccogliticci, e per questa ragione, ancor più subdolamente insidiosi. Lo scenario, infatti, è caratterizzato da deleteri e vergognosi episodi di trasformismo, con personale politico di centro destra in allegra transumanza verso la coalizione deluchiana (considerata quasi certamente vincente). Il Pci ritiene che sia ineludibile giungere ad un accordo elettorale tra le due liste di sinistra per lanciare un chiaro segnale a settori di elettorato popolare dai quali giungono in questi giorni forti e legittimi elementi di perplessità su divisioni che appaiono incomprensibili”.

“In una regione pesantemente segnata dalla crisi economica, allo scempio ambientale, dai disservizi della rete dei trasporti, dall’inadeguatezza del sistema sanitario, lo scontro tra le principali forze politiche in campo si caratterizza essenzialmente come mera lotta per la conquista del potere, intesa nel senso più deleterio, cioè come rincorsa alle poltrone e ai posti di comando, senza una visione programmatica e politica che tenga conto della disastrosa situazione in cui versa la Campania. Il Pci-che sui temi della costruzione di una proposta politico-programmatica di sinistra si è confrontato con il Prc, i Cobas, il Partito del Sud sin dal lontano mese di gennaio- ha sempre convintamente ed umilmente lavorato, a partire dai primi iniziali momenti di interlocuzione, per evitare che si verificassero inutili divisioni e perniciose contrapposizioni, e per la costruzione di una lista unitaria antifascista, antirazzista, anticapitalista, ambientalista e di popolo. Ma nonostante i tentativi compiuti, non vi è stata alcuna effettiva e sostanziale volontà di giungere ad una soluzione unitaria. Ciascuno è rimasto fermo sulle proprie posizioni di chiusura, pur formalmente dichiarando di essere aperto al dialogo. Il PCI ritiene che tali comportamenti siano estremamente dannosi e che scavino un solco sempre più profondo tra i ceti popolari e la sinistra. A nostro avviso, bisogna rilanciare, nonostante i tempi ormai siano stretti, una proposta effettivamente unitaria partendo dalla costruzione di un programma che assuma come punti qualificanti, intorno ai quali aggregare consensi, le questioni del lavoro, della sanità, dell’ambiente e dei trasporti. Il lavoro è oggi il tema centrale dal quale non è possibile in alcun modo prescindere, soprattutto per forze che ai lavoratori si sono sempre storicamente rivolte. La Svimez, la Banca d’Italia, centri di analisi e di ricerca hanno recentemente richiamato l’attenzione sugli scenari drammatici dell’economia campana, scenari destinati tra mesi ad assumere aspetti ancor più inquietanti. I ceti dominanti e i partiti che ad essi fanno riferimento dicono che il Sud deve attendere, che il rilancio del Paese deve partire dalle regioni del Nord. Siamo di fronte a posizioni aberranti, rozze, incolte ed incivili, che dividono l’Italia in due: la parte presuntamente sana e produttiva, meritevole di aiuti e considerazione, e quella parassitaria. Ecco perché in Campania la centralità della questione lavoro, del contrasto allo smantellamento dell’apparato produttivo, della colonizzazione di importanti settori economici richiedono una tensione unitaria adeguata alla drammaticità del momento. Da un ulteriore impoverimento delle classi popolari campane trarrebbero vantaggio, unicamente il padronato, la destra, le forze clientelari, ma anche le mafie”.

Redazione

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