Calcio a 5. Niente Serie A per il Napoli

Non sarà serie A per il Napoli nel campionato 2020-21. La società prende atto della comunicazione ufficiale del girone a 14 e si proietta con lo stesso entusiasmo ai nastri di partenza della prossima serie A2. C’è da dire, però, che la scelta di richiesta di ammissione al massimo campionato nazionale è stata fatta in un momento di grande difficoltà istituzionale per il futsal,

Il presidente Serafino Perugino ha analizzato così queste settimane un po’ particolari: “Il nostro club, con la denominazione Fuorigrotta, si è classificato al secondo posto, a 51 punti, nel girone B di A2, con un vantaggio di 14 punti sulla terza, conseguendo un risultato di tutto rispetto. Lo stop forzato delle attività sportive, per l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, ci ha tolto sicuramente la possibilità di giocarci la promozione attraverso i play off. Questa è stata la prima ragione che ci ha stimolati all’idea di chiedere l’ammissione in serie A. Abbiamo pensato che la piazza di Napoli, la nostra struttura organizzativa, il nostro potenziale tecnico potessero essere un valore aggiunto. Sembravano esserci tutti i presupposti:

  • la rinuncia del Rogit, classificatosi primo, nel girone C di A2, anche se a pari punti con il Melilli, solo per differenza punti nello scontro diretto. Tale rinuncia, correttamente comunicata con grande anticipo, avrebbe potuto legittimare la promozione diretta dei siciliani, uniformandosi al criterio adottato nei Comitati Regionali;
  • la rinuncia, ufficializzata solo nell’ultimo giorno delle iscrizioni, dal Chiuppano;
  • la vicissitudine del Real Rieti che ha rinunciato, con decisione inattesa ed improvvisa.

Questo aveva determinato un organico incompleto nella massima serie del futsal nazionale, con un numero di società, aventi diritto, pari solo a 13. A tutela del patrimonio della Divisione, costituito unicamente ed interamente dalle società, si è provveduto alla riammissione del Genova, che ha potuto usufruire, in deroga, per il secondo anno consecutivamente, del ripescaggio in serie A, portando così l’organico a 14. A questo punto si è ritenuto di non accogliere la nostra domanda, preferendo restare con un organico a 14 piuttosto che a 15. Una decisione che oggi ha penalizzato noi ma che, in prospettiva, penalizza l’intero movimento. Difatti, a monte di un vuoto in organico inizialmente previsto come, peraltro, nella scorsa stagione, in numero di 16, si è addirittura preferito rinunciare ad un’ulteriore risorsa, rappresentata dalla nostra società, che aveva correttamente adempiuto a tutti gli oneri finanziari e amministrativi. Questa decisione, consentitemi, appare miope. In primis la serie A, così ridimensionata, ha sicuramente meno appeal sia presso i mass-media, sia verso gli sponsor, coinvolgendo un numero di appassionati meno numerosi ed, in questo, Napoli avrebbe sicuramente rappresentato una piazza importante. Pone anche problemi pratici come le retrocessioni che, per consentire i play-off in A2, devono essere almeno 3 e la percentuale, su 14 partecipanti, non è certamente bassa. L’eventuale ammissione della nostra società avrebbe lasciato libero un ulteriore posto in A2 e sarebbe stato così possibile accogliere la richiesta di qualche altra società. In ultimo è inutile ribadire che un campionato a 15 comporta le stesse identiche giornate di gare di uno a 16.

Una amarezza che non toglie la voglia di ripartire con la stessa determinazione: “E’ un peccato – continua il presidente -. Oggi è stato penalizzato un Napoli solido, forte che poteva competere ad alti livelli, portare visibilità. Certe decisioni regolamentari dovrebbero essere assunte con una visione programmatica della disciplina, sia da parte degli Organi Direttivi sia da parte delle stesse società, e non essere legate ad interessi contingenti o di singoli. Spinto dall’entusiasmo, mi ero esposto e ora sono costretto a fare dei passi indietro. Mi resta tanta amarezza. A quanto pare quello che facciamo trova sempre barriere dal punto di vista politico-istituzionale. Già abbiamo combattuto con il Comune per giocare al Palabarbuto, ma malgrado promesse ed assicurazioni, di fatto, non ci hanno mai fatto entrare, nonostante avessimo come società e come categoria, secondo il regolamento vigente per l’uso della struttura, tutti i numeri per giocarci. Tutto questo, però, mi dà la consapevolezza della strada da percorrere, di un progetto che ancor di più deve diventare sostenibile, costruito con pragmatismo e una visione diversa del futuro. Non abbiamo perso, avremmo meritato la A per tutto quanto è accaduto e per quello che rappresentiamo, non è certamente una sconfitta, abbiamo vinto la certezza di un cammino lungo, non da meteore. Conquisteremo sul campo il nostro sogno, il tempo ci darà ragione”.

Redazione

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