Cassa integrazione e blocco dei licenziamenti, gli effetti durante il lockdown

Era il 10 marzo del 2020 quando il premier Giuseppe Conte dovette annunciare al Paese il cosiddetto “lockdown” cioè la chiusura di tutte le attività produttive non essenziale e l’obbligo per gli italiani di rimanere in casa, periodo poi prorogato fino a maggio con un successivo Decreto del Presidente del Consiglio. Quando questo serio provvedimento è stato preso, nessun altra nazione europea o occidentale si era mossa in questo senso e l’OMS non aveva ancora ufficialmente dichiarato “pandemia” l’epidemia di Covid-19 scoppiata in Cina alcuni mesi prima. Si è trattato probabilmente dell’intervento più severo, per le conseguenze sulla libertà personale, dal dopoguerra e la decisione non è stata certamente presa a cuor leggero, per le ricadute economiche che essa avrebbe avuto sull’intero settore produttivo del Paese. Al di là dei possibili effetti psicologici di una lunga permanenza in casa, infatti, si poneva il problema del sostentamento economico di chi sarebbe dovuto rimanere in casa durante il lockdown, in particolare dei lavoratori con tutele ridotte, dunque non solo i lavoratori autonomi, ma anche quelli per i quali non è normalmente prevista cassa integrazione perché dipendenti di aziende che non rientrano tra quelle per le quali è prevista la Cassa Integrazione Ordinaria.

Cassa Integrazione ordinaria e in deroga, cosa sono?

Per una parte dei lavoratori, era già prevista in casi di eventi eccezionali e congiunturali la Cassa Integrazione Ordinaria, disciplinata dal d.lgs. n. 148 del 2015, un ammortizzatore sociale che integra o sostituisce la retribuzione dei lavoratori per i quali sia stata ridotta o sospesa l’attività lavorativa. Ma non si tratta appunto di un intervento previsto erga omnes. Si decise dunque di intervenire anche per tutti gli altri lavoratori con lo strumento della Cassa Integrazione in Deroga, ovvero un ammortizzatore che andasse a coprire tutti i lavoratori dipendenti per i quali non poteva essere prevista quella ordinaria. In particolare, questi sono alcuni numeri salienti della Cassa Integrazione durante l’emergenza Covid-19

  • Un totale di 5 milioni e mezzo di lavoratori hanno usufruito della Cassa Integrazione ordinaria o in deroga
  • Di questi, 1.300.000 appartenevano al comparto del turismo e alberghiero
  • Nel primo trimestre del 2020, i lavoratori italiani hanno usufruito complessivamente di oltre 70 milioni di ore di cassa integrazione
  • 000 italiani rischiavano di perdere il posto di lavoro se non si fosse proceduto con gli ammortizzatori sociali e il blocco dei licenziamenti

Come hanno trascorso il lockdown gli italiani?

I mesi passati a casa durante il lockdown hanno fatto registrare picchi mai registrati del traffico Internet. Non è difficile comprenderne i motivi: la permanenza forzata nelle proprie ha fatto sì che sempre più italiani cercassero rifugio nella rete. Sicuramente per cercare informazioni aggiornate, come dimostrato dai picchi di accessi di praticamente tutti i siti di informazione online. Non va tuttavia trascurata nemmeno l’ascesa dei siti dedicati al semplice svago, dal gaming, come testimoniato ad esempio dall’ascesa anche nel nostro paese di Twitch, la piattaforma Amazon dedicata allo streaming di giochi, ai casinò online, capaci di anch’essi, se utilizzati in modo responsabile come raccomandato dall’AAMS, di regalare momenti di evasione alla popolazione costretta a causa dal lockdown. Un successo testimoniata anche dalla crescita nei motori di ricerca di parole chiave collegate al gioco online, come quelle relative ai Bonus di registrazione. Una cosa è certa: se la pandemia ci fosse stata negli anni ‘80 o nei primi ‘90, quando Internet ancora non era diffuso nelle case e nei cellulari di tutti gli italiani, sarebbe stato ben più difficile affrontare i mesi di lockdown, e forse anche la tenuta psicologica in quel difficile momento sarebbe stata più complicata

Prorogato anche il blocco dei licenziamenti

Tornando alle misure adottate a tutela dei lavoratori, altro fondamentale intervento è stato sicuramente il blocco dei licenziamenti. Una misura che ha permesso di tutelare l’occupazione in un periodo di crisi in cui altrimenti sarebbe stato molto alto il ricorso allo strumento. Questa misura è stata efficace proprio in combinazione con la Cassa Integrazione, perché ha permesso alle aziende di non dover subire il peso economico di forza lavoro che sarebbe stata necessariamente improduttiva. La questione licenziamenti è tuttavia anche quella che crea maggiori preoccupazioni per il futuro. Il blocco, inizialmente previsto fino al 17 agosto, è stato  prorogato al 16 novembre dal cosiddetto “decreto agosto”. Il meccanismo è però in questo caso più complesso, ovvero non è generalizzato ma riservato in questa fase alle aziende che usufruiranno ulteriormente della “Cassa Covid” o a quelle che, avendone goduto a maggio e giugno, accederanno a 4 mesi di esonero totale degli oneri contributivi. Al di là dei termini impiegati, si tratta nei fatti di un provvedimento che interesserà quasi tutte le aziende e lavoratori, ma che non soddisfa totalmente i sindacati che avevano chiesto una proroga almeno a fine anno. In attesa di capire se ci sarà un’ulteriore proroga, il rischio di licenziamenti di massa è per ora in ogni caso scongiurato.

Redazione

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