Disagio mentale, a Caserta un progetto-pilota contro stigma e pregiudizi

«Non c’è salute, se non c’è salute mentale». E non c’è vera guarigione, che significa ritorno a una vita attiva, partecipata e consapevole, se la cura non contempli il vissuto del paziente, i suoi comportamenti, i suoi pensieri, il suo intorno familiare e sociale. Perché sono la sua sensibilità e la capacità di capire la risposta al trattamento gli permetteranno di imboccare la strada verso la rinascita. Sul bisogno di introdurre un cambio di paradigma, una rivoluzione nella strategia di soccorso al disagio mentale, il 13 ottobre, al Teatro della Pace della parrocchia del Santissimo Nome di Maria di Puccianiello, a Caserta, si è tenuto un intenso pomeriggio di studi, che ha messo a confronto figure istituzionali e politiche, esponenti del mondo della Chiesa, esperti.

Il convegno, dal titolo “La nuova visione della salute mentale”, è stato voluto e organizzato da Fernanda Perretta, fondatrice della futura sezione provinciale della fondazione Itaca, la quale già dal 5 ottobre coordina uno sportello di ascolto e di sostegno concreto ai malati nella parrocchia del Buon Pastore di Caserta. All’incontro hanno partecipato, come relatori, don Sergio Adimari, direttore per la Pastorale della salute della Curia di Caserta; Adele Vairo, dirigente scolastica e assessora alla Pubblica istruzione e ai Fondi europei del Comune di Caserta, che, tra l’altro, ha portato i saluti del sindaco Carlo Marino; don Antonello Giannotti, direttore della Caritas di Caserta; Tommaso Durante, medico psichiatra all’SPDC di Benevento; Violetta Caserta, psichiatra e psicoterapeuta, e Martina Messina, psicologa e coordinatrice del progetto “Il Filo Rosso – Psicologi in Rete”.

Adimari ha ricordato come il Vangelo sia intriso di amore verso il malato, mentre Vairo ha esaltato il ruolo della scuola nella prima forma di prevenzione delle malattie mentali che è l’informazione, che sublima in conoscenza, ascolto e la cultura dell’altro. Nel dare aiuto a chi soffre di disagi a riprendere in mano la propria vita, Giannotti ha offerto la piena disponibilità della Caritas diocesana a incrociare sullo stesso binario il messaggio di Perretta e l’azione di Itaca.

Durante, Caserta e Messina hanno ricordato, infine, come sul paziente gravi ancora uno stigma, un pregiudizio, ormai fuori dal tempo, che ha delle ripercussioni enormi sulla salute fisica e a causa del quale si sottovalutano disturbi e malesseri, si rimandano cure e analisi che non siano attinenti alla sfera psichica. E di come sia necessaria un’«amorevole gentilezza» nel nuovo approccio al malato. Toccante è stata la testimonianza, attraverso la proiezione di due interviste video, della famiglia “Amici di Caserta e del figlio Andrea”, presente in sala.

«L’ostacolo principale da abbattere – ha affermato Perretta, a margine del convegno – è l’ineluttabilità della malattia mentale. Il segreto di Itaca, ovvero del metodo delle clubhouse, è nel fatto di non occuparsi della malattia mentale (se non col supporto degli addetti ai lavori, psichiatri, psicologi, infermieri del settore pubblico e privato), ma di concentrarsi sulla persona, valorizzandone la parte sana e le sue risorse interne». Insomma, il 13 ottobre, al Teatro della Pace sono state poste le basi di un progetto-pilota che intendere mette insieme la politica, la Chiesa, le organizzazioni laiche e gli esperti per sensibilizzare la popolazione sulla importanza della diagnosi precoce e favorire l’accesso alle cure, aiutando a superare preconcetti e paure. L’evento è stato possibile grazie all’aiuto di tanti sponsor che hanno dimostrato come la città sa esserci nei momenti importanti e di come creda nel cambiamento.

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Redazione

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