(VIDEO) Presidenziali Usa 2020, prossimo dibattito in remoto: Trump dice no
Il prossimo dibattito fra Donald Trump e Joe Biden, in calendario il 15 ottobre, si terrà da remoto con il presidente e l’ex vicepresidente che parteciperanno da luoghi separati. Lo afferma, riportano i media americani, la commissione che organizza i dibattiti presidenziali, spiegando che si tratterà di una ‘town hall virtuale’.
“Mi sento perfettamente, non penso di essere contagioso. Per noi non è accettabile”. Così Donald Trump al telefono con Fox News ha respinto il format del dibattito virtuale accusando la commissione organizzatrice di “voler proteggere” il candidato democratico Joe Biden. La decisione unilaterale della commissione di cancellare il dibattito in persona è patetica. Non sprecherò il mio tempo in un dibattito virtuale – ha aggiunto – . Questo non ha nulla a che fare con quello che dovrebbe essere un dibattito. Si sta seduti dietro un computer e si parla, è questo un dibattito? Ridicolo. E poi possono tagliarti ogni volta che vogliono”.
Lo staff di Joe Biden sarebbe favorevole a tenere il secondo dibattito con Donald Trump il 22 ottobre. Lo riportano i media americani, sottolineando che l’ipotesi era già stata ventilata in modo da consentire a Trump di partecipare di persona all’evento.
La campagna di Donald Trump propone che si tengano altri due dibattiti prima delle elezioni, il 22 e il 29 ottobre.
La speaker della Camera del Congresso americano, Nancy Pelosi, ha evocato lo spettro del 25mo emendamento della Costituzione americana, quello che contempla il caso in cui un presidente non sia più in grado di esercitare i suoi poteri e svolgere il suo incarico. “Venite qui domani – ha detto nel corso del briefing giornaliero – perché parleremo del 25mo emendamento. Dobbiamo sapere quali sono le condizioni reali del presidente, quando ha avuto l’ultimo test negativo”.
COSA PREVEDE – Il 25mo emendamento della Costituzione americana prevede che il vicepresidente prenda i poteri nel caso il presidente muoia, si dimetta o sia rimosso dal suo incarico. A differenza dell’impeachment, dunque, consente di rimuovere il presidente senza che sia necessario elevare accuse precise. E’ sufficiente che il vice presidente e la maggioranza del governo trasmettano una lettera al Congresso sostenendo che il presidente non è più in grado di esercitare i poteri e i doveri del suo ufficio. In tal caso gli subentra il vicepresidente. Se il presidente si oppone, a decidere è la Camera con i due terzi dei voti.
Già dopo il ricovero del presidente Trump, si parlava di invocare il 25esimo emendamento in caso di condizioni critiche del capo della Casa Bianca (leggi qui). La linea di successione prevede che dopo Trump, vi siano il vicepresidente Pence e la speaker della Camera Nancy Pelosi.
(ANSA)