Storia, gli studi di Guido Carlucci: il Cammino Templare

A coronamento degli studi medievali intrapresi nella valle reatina, culminati nel secolo scorso con lo studio dei luoghi francescani, si affacciano alcune novità che mettono in risalto le sovrapposizioni storiche fin qui non considerate: i segni della presenza degli Ordini cavallereschi militari (Templari) e degli Ordini ospedalieri (Cavalieri di Malta), sparsi qua e là in questa vasta area e riportati allo splendore dei vecchi fasti dalle ricerche, portate avanti con entusiasmo, dal pittore cantaliciano Guido Carlucci. 

Fin dalle prime presenze umane dei popoli italici, il lago Velino è stato sempre il fulcro della penisola, assieme al Lago del Fùcino difatti, con il prosciugamento del grande specchio d’acqua, l’abitato di Rieti fu denominato da Terenzio Varrone «L’ombelico d’Italia». L’altopiano è chiuso a Sud dal gruppo dei monti Sabini e, verso Nord, troneggia la mole imponente, del gruppo del monte Terminillo, con le sue aguzze vette. 

I Sabini fecero di «Reate» il proprio capoluogo ma con le lotte che perdurarono tra questi e i romani, nel 288 a.C., il console Manio Curio Dentato annetterà l’Agro reatino a quello romano. 

Ingegnosamente, i romani sfruttarono l’immensa pianura per regolarne le attività economiche, cercando di strappare terre coltivabili alle acque lacustri. Nel 271 a.C., Manio Curio Dentato divenne censore di questa nuova provincia e, attraverso il taglio del diaframma che separa i due bacini imbriferi, incanalò le acque della piana reatina verso un emissario che permette al Velino di precipitare, come fosse un affluente, nel fiume Nera, formando la bellissima cascata delle Marmore. 

Nel VII canto dell’Eneide, Virgilio Marone magnifica i memorabili luoghi della Sabina con queste parole:

«Ecco Clauso [Atta Clauso] del sangue primigenio dei Sabini,

che guida una grossa falange,

ed egli stesso vale una grossa falange,

da cui ora si irradiano attraverso il Lazio

la tribù e la famiglia Claudia,

poi che Roma fu in parte concessa ai Sabini.

[…] quelli che i campi Velini di Rosea».

Egli decanta l’avanzata dei combattenti guidati da Clauso verso Roma e descrive l’agro reatino circondato dai rilievi con i «Campi Velini di Rosea» ossia, i numerosi laghi creatisi nel tempo (Rosea), il cui lemma, pur se riferito a questo luogo geografico, sarà ripreso localmente, sia pur in modo estensivo, per indicare un piano carsico attraversato da un corso d’acqua o, un piano ove origina una sorgente (dialettalmente = roscia – rosce – rescia – resciola – reschie). 

Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476), avvenuta per le invasioni barbariche, parte della penisola fu conquistata dai Goti e quindi dai Longobardi. Ebbero luogo in quest’area dei frazionamenti che condizioneranno le vicende storiche successive: la presenza del Ducato di Spoleto (570) e il piccolo Ducato romano. 

Parimenti, incomincia l’era fulgida benedettina, guidata dalla “Regola” e da una profonda spiritualità che, conseguentemente, evangelizzerà le genti, recupererà le conoscenze degli agrimensori romani risollevando l’economia agricola e tramanderà la cultura classica, riproponendola per i secoli a venire. 

Nel 752, con il tentativo di re Astolfo di osteggiare il ducato romano, il papa chiede l’aiuto dei Franchi. Nel 756, il re Pipino il Breve intervenne e sbaragliò i longobardi reintegrando i possedimenti perduti del papato, con atto di donazione. Venne così a sorgere il “Patrimonio di San Pietro”. In seguito, con la discesa in Italia di Carlo Magno, i Franchi avranno il predominio di gran parte della penisola e re Carlo sarà incoronato imperatore del “Sacro Romano Impero”, a Roma, nella basilica di San Pietro (800). Nasce così una nuova entità unica europea che darà vita a quello che siamo oggi: l’Occidente cristiano. 

Sorgono le grandi abbazie in Francia, in Germania che diffondono i nuovi saperi fin qui appresi. 

L’alternarsi di vicende politiche fanno sì che l’impero s’indebolisca e, in Italia si affacciano nuovi invasori, i Saraceni (828). Avvengono devastazioni di abitati, chiese, abbazie, curtis, casali; accordi e tradimenti cadenzano il secolo IX ma, nel 916, una lega formata dalle signorie del centro Italia cerca di porre fine alle ripetute scorribande: i Saraceni saranno sconfitti nella battaglia del Garigliano. 

Purtroppo, nel 925, calano in Italia anche gli Ungari, non meno sanguinari degli ultimi. 

Nello stesso anno, la Sabina passa sotto il controllo della Chiesa romana e si viene a formare lo “Stato pontificio”. Con la ricostruzione delle grandi abbazie quali Farfa, Subiaco e Montecassino, incomincia un fenomeno particolare che perdurerà per alcuni secoli e contribuirà ad abbellire il paesaggio che oggi ammiriamo: i centri urbani saranno incastellati. Le città furono costruite sopra poggi o sproni di roccia, cinte da mura consistenti, munite di torri di avvistamento che controllarono tutte le zone adiacenti, dai pascoli al piano. 

Nel 950, per i soprusi avanzati dal re d’Italia Berengario II nei confronti del ducato romano, il papa è costretto a chiedere aiuto alla famiglia reale degli Ottoni che regnava l’Alemagna. Spodestato Berengario, la penisola soffrirà un cinquantennio di travagli per la presenza dei teutonici, artefici di complotti, rovesciamenti di potere ed accomodamenti. 

Di contro a queste vicende, in questo periodo, nascono nella Sabina e nel reatino numerose esperienze di vita eremitica che formano un contesto geografico originale che va dagli eremi del monte Soratte fino a quelli situati nel Terminillo e quindi in Umbria. 

Nel 1130, un nuovo popolo forte e ingegnoso, proveniente dalla Normandia avanza in Italia, guidati da Ruggero II, i territori del Sud Italia furono conquistati dai Normanni ed entreranno a far parte del Regno di Sicilia. Nel 1149, lo stesso, fece distruggere la città di Rieti che fu ricostruita solo cinque anni dopo. 

I Normanni saranno determinanti per lo sviluppo dei castelli con la costruzione di torri pentagonali, facendole comunicare tra loro tramite la costruzione di torri di sentinella, tra un castello ed un altro.  

I Normanni regnarono fino al 1194 quando, il giovane Guglielmo III fu spodestato da Enrico I di Svevia. Ebbe così iniziò la dominazione sveva. 

Federico II di Svevia fu incoronato imperatore nel 1220. Egli, sovrano illuminato, pose le basi dello stato moderno e consolidò le difese militari di tutto il reame. 

Nei secoli XII e XIII, la penisola fu attraversata dalle lotte tra papato e impero, Guelfi e Ghibellini. Una città lottò contro l’altra così, un castello contro un altro; Rieti non fu esente da queste dinamiche schierandosi col partito guelfo. I castelli Ghibellini sono ancor oggi riconoscibili per le merlature spezzate, a forma di coda di rondine mentre quelli guelfi per i merli squadrati. 

Nonostante tutto, in Europa si assiste ad un’era feconda con la nascita delle grandi scuole teologiche e dei nuovi ordini religiosi tra cui quello francese dei Cistercensi. Il nuovo ordine monastico introdusse l’arte gotica in Italia. A Contigliano, nell’abbazia benedettina di San Pastore si avvicendarono i monaci cistercensi (1236) che porteranno un un influsso benefico nell’organizzazione spirituale monastica e nell’economica della conca reatina. 

Hanno inizio i lunghi pellegrinaggi che partivano da Londra e dalle città europee, raggiungevano la Francia quindi il santuario di Compostela, la città di Roma, per poi proseguire per la via Appia fino al santuario di San Michele sul Gargano; quindi, raggiunta Bari, Brindisi e Santa Maria di Leuca, era l’imbarco per Gerusalemme, la terra Santa. Il cammino per questa meta poteva durare anche due anni. Si rendeva così necessario creare una fitta rete di ospitalità e di ricovero per il riposo e la cura del corpo dei viandanti. 

Su ispirazione di San Bernardo di Chiaravalle, ecco nascere i primi Ordini cavallereschi militari, i Templari che sorvegliavano e proteggevano l’intero itinerario fino a Gerusalemme. I cavalieri erano dei fedeli che seguivano la regola agostiniana, vivevano i tre voti e soccorrevano con cortesia i bisognosi. Il dottore della Chiesa Sant’Agostino d’Ippona fu il primo che introdusse la vita cenobitica in Occidente. 

Anche la presenza dei papi nella città di Rieti avrà il suo influsso sul territorio. Infatti, divenne sede del Romano Pontefice dal 1189 con papa Nicolò IV, fino al 1299, con papa Bonifacio VIII che dovette trasferire la Santa Sede a causa di un evento sismico rilevante. 

Con la presenza dei papi nella città, la valle reatina divenne sempre più il crocevia delle attività economiche e dei pellegrinaggi, raccordando gli assi viari dal Nord della penisola tramite le vie montane che passano per i Monti Reatini, con quelli verso il Sud, alla città di Roma, sito delle memorie degli Apostoli Pietro e Paolo e dei primi martiri, mediante la via consolare Salaria che allaccia tutte le altre vie provenienti dalla costa adriatica, da Est. Così come, dalla valle del fiume Tevere e del fiume Nera, ove vi si accede da Ovest per Piediluco. 

In questo vasto quadro di fermento spirituale s’aggiunge il francescanesimo con la fondazione dei quattro noti conventi; nella nuova denominazione, la valle reatina sarà conosciuta anche come “Valle Santa”. 

Il francescanesimo ha un’impronta fondamentale in questa terra: la semplicità di vita, la palestra dell’umiltà d’animo, l’aiuto agli infermi e ai poveri, traspare l’ideale evangelico e ripropone con altro animo lo stesso amore di Dio. 

Nel 1268, guidati dal giovane Corradino, gli Svevi capitolarono nella cosiddetta, battaglia di Tagliacozzo, contro le truppe francesi di Carlo I d’Angiò. Incomincia così, nel Sud dell’Italia il regno angioino. Il re francese favorirà sempre più l’introduzione di monaci cistercensi francesi in Italia, così, parte del Lazio del Sud e degli Abruzzi saranno annessi al Regno di Napoli. Tra queste terre, Cantalice sfuggirà al controllo dello Stato pontificio. 

Ora, restano fondanti i nuovi pilastri religiosi di quest’area: l’eremitismo, i cenobi agostiniani, il monachesimo, il neo-monachesimo cistercense, e il francescanesimo. 

Dunque, nella valle reatina si prospetta l’arricchimento del cammino di San Francesco, rafforzato da tutti questi elementi sopra esposti: come se stessimo di fronte ad una tela pittorica, la sensazione immediata è la riscoperta delle radici e dell’irradiazione del cristianesimo; il soggetto è il santo di Assisi, il paesaggio è la valle reatina e la cornice sono tutti gli elementi non considerati finora, tra questi anche gli Ordini cavallereschi. 

Così, si potrà armonizzare la fede e la conoscenza entrando in un nuovo scenario che attraversa la storia e mette in dialogo costante il sapere dell’uomo e del camminatore con la sapienza di Dio e dei suoi evangelizzatori. 

Esaminiamo alcune particolarità di questi segni contemporanei alle presenze sopracitate quali gli ultimi rinvenimenti riguardanti gli ordini cavallereschi. 

A Cantalice è stata rinvenuta e sottolineata la presenza di una croce patente templare, riconoscibile per la forma a croce greca, i cui assi partono dal centro sottilmente per terminare più ampi, formando alle estremità un’ancora per ogni braccio. 

Invece, a Castelfranco appoggiata alla parete esterna della chiesa di San Giovanni Battista si trova una bella croce in stile borgognona (Francia), con quattro raggi che dipartono dal centro, riferibile all’Ordine Cavalleresco degli ospedalieri di San Giovanni (Cavalieri di Malta). 

Infine, un altro segno consueto è il “fiore della vita”, ritratto anche all’interno del tempio di Salomone. Si tratta di un fiore con sei petali lanceolati inscritto all’interno di un cerchio. La scultura rinvenuta a Fonte Colombo, Labro e in molti altri luoghi, simboleggia i sei giorni della creazione del mondo, portato di perfezione cosmica racchiuso nel cerchio che rappresentante il sole-Dio. 

Molti altri sono i luoghi e le città della valle santa ove sono esposti i segni di queste presenze che saranno oggetto di una conferenza in preparazione presso Greccio. 

Domenica 27 dicembre alle ore 11,00, a Greccio (RI), presso il Museo MACS, (sala di “Giovanni il Velita”), alla presenza del sindaco Emiliano Fabi, delle autorità civiche dei territori interessati e delle autorità religiose, avrà luogo una conferenza illustrativa dei primi risultati delle ricerche del Prof. Guido Carlucci, circa le recenti identificazioni dei reperti e simboli dell’Ordine Templare e dell’Ordine dei Cavalieri di Malta. 

di Paolo Emilio Capaldi

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