Aversa. Storie da Covid, ‘l’odissea di mio padre tra ASL, 118 e l’attesa per ricovero in ospedale’

Nuove segnalazioni sull’emergenza sanitaria che ha colpito anche la struttura 118 con ritardi. Alcuni lettori ci segnalano la testimonianza, via social, di una ragazza che racconta l’odissea che ha vissuto il padre tra ASL, 118 e l’attesa per ricovero in ospedale.

Ecco il messaggio:

“Dopo giorni che rifletto sul parlare o meno, sono costretta a raccontare tutta la vicenda della malasanità Campana ai tempi del Covid-19. Il giorno 26/10 mio padre inizia ad avere decimi di febbre, il 27.10 ci rechiamo a fare un tampone privato perché i tempi di attesa per l’Asl sono lunghissimi. Facciamo il tampone lui risulta positivo, io e mia madre negative. Probabilmente si è contagiato sul luogo di lavoro dato che anche un suo collega è risultato positivo nella stessa settimana, ( mio padre è biologo). Attiviamo il protocollo con il medico di famiglia che subito fa la segnalazione all’asl e mettiamo mio padre in isolamento, inizia la cura con zitromax e cortisone la febbre non lo lascia mai, poi sembra andare un po’ meglio. Il 29.10 inizio a stare male anche io, inizio ad avere febbre alta oltre i 39, allertiamo il medico di base che dispone il tampone ASL anche per me e mia madre e automaticamente anche io vado in isolamento, perdo gusto e olfatto, ho vomiti e diarrea ma la cura di zitromax e cortisone su di me sembra fare effetto. Inizia a stare male anche mia madre attiviamo il protocollo anche per lei. Nel frattempo sapendo che i nostri rifiuti non possono essere gettati con gli altri chiedo assistenza per il ritiro rifiuti speciali a domicilio, ad oggi 5 novembre nessuno è mai venuto. Ogni giorno provo a chiamare l’asl per avere notizie su quando verranno a fare il tampone a me e mia madre ovviamente senza avere risposte. Ad oggi 5 novembre l’asl non ci ha mai chiamato nè dato risposte. Domenica 1 novembre mio padre inizia a stare male, peggiora la febbre non scende oltre i 38 e la saturazione arriva ad 80, alle ore 20 allertiamo il 118 per un ricovero, precisando che mio padre è diabetico e che soffre di aritmia cardiaca, mi viene detto che i posti non ci sono e che dobbiamo attendere per un’ambulanza; nel frattempo per fortuna grazie al supporto di mio zio infermiere e di una mia amica infermiera in un reparto covid iniziamo a somministrare l’ossigeno. L’ambulanza arriva all’una di notte, chiediamo il ricovero, insistiamo, ci viene risposto che i posti non ci sono e che è meglio che sia a casa. Nel frattempo riusciamo a parlare con una pneumologa che ci dice di fare l’eparina e in più ci dà da fare rocefin più cortisonico mattina e sera tramite siringhe, siringhe che mio padre faceva da solo perché noi non potevamo entrare in camera. La febbre piano piano se ne va, ma i valori della saturazione non migliorano. Il 4.11 mio padre si sveglia con 80 di saturazione chiamo il numero di assistenza covid della regione Campania mi dicono che se con l’ossigeno sale non dobbiamo preoccuparci, da 80 riusciamo ad arrivare a 94 minimo accettabile. Il 5.11 mio padre verso le 5 del mattino inizia a stare male desatura a 75 aumentiamo sempre più l’ossigeno, chiamo nuovamente il 118 che dalle ore 7:00 è arrivato alle ore 11:00 con a bordo solo un’infermiere senza medico, ci mettiamo in contatto con mio zio infermiere e decidono di trasportarlo all’ospedale perché con l’ossigeno ad una velocità di 7 litri per minuto desatura a 85. Mio padre è stato trasportato all’ospedale di Marcianise in attesa di un ricovero e ora sta ancora attendendo, e voi mi parlate di Campania zona gialla, siamo in piena emergenza e ci sono persone che attendono un ricovero per ore e invece di prendere provvedimenti ci sapete solo lasciare soli. Mio padre formalmente attende un ricovero da 3 ore in realtà ne aveva bisogno molto prima , è ancora in ambulanza perché non si sa dove verrà accettato e quelle poche notizie che abbiamo ce le passa mio cugino e mio zio che sono corsi dietro l’ambulanza”.

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Redazione

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