Terremoto Irpinia 1980, Ordine Architetti Napoli: “Abbiamo imparato poco o nulla da tragedia”

“Alle 19.34 del 23 novembre 1980 la terra tremò per 90 secondi. Una forte scossa di magnitudo 6,9 sconvolge Campania e Basilicata: tremila morti, più di ottomila feriti e trecentomila senzatetto. A rendere gli effetti della scossa più gravi fu il ritardo dei soccorsi; molte colonne mobili si fermarono e rallentarono per mancanza o fatiscenza di adeguati collegamenti stradali. Da qui lo storico titolo del “Mattino” a lettere cubitali: FATE PRESTO, diventato da lì a poco anche un’opera di Andy Warhol. Sono passati quarant’anni da quel giorno, ma è evidente che abbiamo imparato poco, come dimostra anche il modo in cui sono stati affrontati i terremoti delle Marche, dell’Emilia, dell’Aquila, di Amatrice ed infine anche di Ischia. Tutti ricorderanno la prima pagina del Mattino, ma molti hanno dimenticato o non hanno mai saputo la devastazione di quei momenti; in questi giorni si è scritto e detto molto per non dimenticare”. Così l’Ordine degli architetti PPC di Napoli e provincia.

“L’Ordine degli Architetti P.P.C. di Napoli e Provincia ha preferito non unirsi al coro degli interventi e delle testimonianze, ma non per questo dimentica quello che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha proprio oggi definito il “più catastrofico evento della storia repubblicana”. Sappiamo anche che molti architetti avrebbero preferito manifestazioni ed eventi per ricordare ma la pandemia, che per l’ennesima volta mette in evidenza quanto il sistema di prevenzione delle calamità sia debole, non permette particolari manifestazioni, soprattutto per sensibilizzare il cittadino. Un “FATE PRIMA” a lettere cubitali anche a pagina unica potrebbe essere riproposto perché è evidente che il sistema sanitario è stato colto impreparato così come è evidente che contro un terremoto pari a quello del 1980 siamo ancora impreparati. Oggi si discute di Superbonus e si litiga tra un cappotto per l’Ecobonus e un intervento di miglioramento sismico in Sismabonus e di fatto, per la ricorrente dimenticanza, vince sempre l’Ecobonus: più facile, più economico che in più cancella o, meglio, nasconde, sotto un bel cappotto quelle lesioni che tanto preoccupavano. Amiamo ricordare e commemorare, ma facciamo poco per imparare da tragiche esperienze. I tecnici Architetti, Ingegneri, Geometri e Geologi ci mettono cuore e anima ma non c’è peggior sordo che non voglia sentire; da un lato il cittadino che non vuol uscire da quella zona di apparente comfort, la sua casa poco adeguata, che lo fa sentire sicuro e dall’altro il politico che continua ad investire sulle società quotate in borsa e non sull’uomo cittadino comune. Ecobonus e Sismabonus non sono decollati perché le ESCO (Energy Service Company) hanno fatto cartello; il superbonus non decollerà perché alle ESCO si sono sostituiti istituti di credito e Intermediari finanziari. Il terremoto di quarant’anni fa è costato, attualizzato a oggi, circa 70 miliardi di euro, quindi, mai come oggi, abbiamo il dovere di proteggere la nostra economia anche attraverso investimenti sulle nostre case e ciò ci obbliga a pensare soprattutto in termini di sicurezza per la salvaguardia della vita umana. Ci resta, infine, l’obbligo di ricordare che solo se siamo preparati si affrontano al meglio le emergenze, ecco perché tutti i Comuni dovrebbero avere un PEC (Piano Emergenza Comunale) che spesso, là dove esiste, non è efficiente e soprattutto è ignoto ai cittadini e dove non esiste lascia impreparati gli ignari cittadini di fronte a possibili eventi pericolosi. Di fatto oltre alla Protezione Civile ci sarebbe bisogno anche di Prevenzione Civile”.

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Redazione

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