Carceri, USPP contro servizio Report

“Come al solito il sensazionalismo che certe trasmissioni mettono in campo quando devono descrivere il mondo penitenziario supera ogni limite, per cui seppur eravamo pronti a dover assistere all’ennesimo attacco sconsiderato che è valutabile anche sotto l’aspetto della vera e propria diffamazione nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria sia da parte dei protagonisti delle interviste, sia da chi conduce certe trasmissioni, registriamo lo sgomento degli agenti che con onore rappresentiamo” questo l’amaro commento di Giuseppe Moretti Presidente dell’Unione dei Sindacati di Polizia Penitenziaria in merito ai contenuti della puntata del 18 gennaio 2021 sulle carceri del programma Report in onda su Rai3.

“Per questa ragione stamattina nel corso di una riunione fatta per stabilire i criteri di distribuzione del fondo di incentivazione e compensazione del disagio lavorativo degli agenti che lavorano nelle carceri rischiando ogni giorno la vita“ prosegue Moretti “ho chiesto una formale presa di posizione del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e del vertice dipartimentale, soprattutto per le -allegre- affermazioni fatte dal Signor Sigfrido Ranucci conduttore della trasmissione Report, circa personale di polizia penitenziaria che si ammalerebbe pur di non stare sul muro di cinta o che lavorerebbe in posti dove non dovrebbe essere tipo le procure (dove invece è titolato ad operare), ma anche per tutto quello che di falso e diffamatorio è stato dichiarato da persone non meglio identificate che sono state intervistate nel corso del servizio, col solo scopo di ledere l’immagine del Corpo e l’importante ruolo istituzionale che rivestono le donne e gli uomini che vi fanno parte”.

Per il Presidente USPP “l’emergenza quotidiana che vivono le carceri accentuata oggi dalla pandemia e più volte da noi denunciata, è figlia indubbiamente di una classe politico/istituzionale disattenta e miope nel non vedere ancora gli effetti che ciò ha provocato dopo decenni di destrutturazione del sistema penitenziario sotto il profilo delle risorse strutturali e strumentali, ma soprattutto rispetto al depauperamento di quelle umane a cominciare dalla polizia penitenziaria che non è vero affatto che è numericamente più congrua di quella di altre nazioni, se è vero come è vero che uno studio del D.A.P. (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) ha stabilito che mancano circa 18.000 unità per dare dignità al lavoro delle donne e degli uomini che lavorano nel mantenimento della sicurezza e della legalità nelle carceri”.

Per il rappresentante degli agenti “Se con l’esplosione della situazione epidemiologica il carcere ha mostrato tutte le sue fragilità, mai ad ora affrontate, è di tutta evidenza che una descrizione faziosa e non corrispondente alla realtà aumenta il rischio implosione del sistema penitenziario e sempre più con difficoltà la polizia penitenziaria potrà contrastare ulteriori disordini derivanti da una superficiale descrizione del proprio operato. Vogliamo innanzitutto un piano di incremento immediato del personale e a riguardo ci chiediamo perché non sia ancora definito un piano di arruolamenti attraverso lo scorrimento delle graduatorie degli idonei non vincitori”.

Il Presidente Moretti, insiste infine sulla idea che “il carcere deve diventare un luogo trasparente e visibile dall’esterno, con il personale dotato di dash e body cam personali e ogni utile strumento di difesa atto ad evitare infamanti accuse di tortura come quelle da cui si stanno difendendo i colleghi di San Gimignano, di Santa Maria Capua Vetere e di altre sedi e ai cui interessati siamo vicini, non fosse altro perché come molti degli altri 37.000 in servizio nelle carceri quando gli è capitato (e in carcere capita ogni giorno) di salvare una vita umana non si sono tirati indietro e se sono stati aggrediti violentemente (e in carcere capita ogni giorno) sono tornati in servizio senza ricevere un minimo supporto psicologico, lavorando con stipendi mai adeguati al rischio corso. Per queste ragioni se chi governa e chi riveste il ruolo di Ministro della Giustizia non ne tutela l’immagine il loro è un fallimento senza appello”.

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Redazione

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