Nuovo DPCM per negozi, bar e ristoranti, Petrella: “Ripensare agli orari”
Entra in vigore oggi il nuovo Dpcm che continua a dividere il Paese in zona rossa, arancione e gialla. La Campania resta zona gialla, con questo dispositivo è consentita fino alle ore 18 la somministrazione al bancone e ai tavolini delle attività di ristorazione (bar, pizzerie e ristoranti), anche sabato e domenica (sempre 4 per tavolo, ecc. ). Dopo le ore 18 resta consentita per la consegna a domicilio senza limiti di orario.
Dopo le ore 18 e fino alle ore 22 è consentita la vendita per asporto nelle attività di ristorazione diversa da quelle contrassegnate dai codici Ateco 56.3 ( bar senza cucina) e 47.25 (vendita specializzata di bevande). Solo per queste due ultime categorie la vendita da asporto termina alle ore 18. I negozi di abbigliamento e del settore non alimentare restano regolarmente aperti fino alle 22.
Confesercenti Provinciale di Caserta ritiene che queste misure aiutino parzialmente le categorie commerciali: “Bisogna ripensare agli orari in cui le attività della ristorazione possono operare, con queste misure coloro che hanno ristoranti, pizzerie e pub in zone periferiche o nei piccoli comuni possono anche non aprire – commenta Salvatore Petrella presidente provinciale di Confesercenti Caserta. – Il nuovo anno registra una partenza negativa per i consumi. In questo contesto, la priorità deve essere permettere alle imprese di lavorare nella massima sicurezza, appena possibile, anche implementando nuovi protocolli più efficaci nel contenimento del rischio epidemiologico. Se invece si sceglie di sacrificare pubblici esercizi, imprese turistiche e commercio per limitare la circolazione dei cittadini, e quindi a vantaggio del bene comune, dobbiamo cambiare passo sui sostegni. Bisogna superare assolutamente il criterio di scelta in base al codice Ateco, che è stato un fallimento ed ha lasciato fuori troppe imprese. Basta anche con i dl ristori “a puntate”: serve un intervento di largo respiro, con più risorse ed un cronoprogramma chiaro, per dare alle attività la certezza di sostegni sufficienti a portarle oltre al fine dell’emergenza sanitaria. Un intervento che deve affrontare anche il nodo dei costi fissi, dagli affitti alle utenze – la stessa Ue prevede per gli Stati membri la possibilità di aiuti fino al 90 per cento delle spese fisse sostenute per le piccole imprese in difficoltà – e quello del rilancio del tessuto imprenditoriale, prevedendo anche – conclude Petrella – misure per la ricollocazione e la riconversione intelligente delle attività”