Salute mentale e covid: come reagire all’ansia che aumenta

È stato un periodo travagliato e difficile da affrontare, e purtroppo non è ancora concluso. La pandemia ha sconvolto le vite di tutti, non solo degli italiani, obbligando la popolazione del mondo a sacrificare la propria normalità in nome della lotta al nemico invisibile.

L’impatto sulla salute lo conosciamo bene, il numero dei morti e dei contagiati con sintomi continua ad aumentare di giorno in giorno. Quello sull’economia è altrettante evidente, con prospettive di ritorno alla crescita rimandate di almeno due anni. A questa combinazione di condizioni durissime va aggiunto il vissuto del singolo, l’esperienza intima di ogni individuo che si sia trovato a vivere l’isolamento, i sacrifici, le notizie negative, la paura.

Tutto questo ha lasciato e sta lasciando dei segni sulla psiche di ognuno, la seconda ondata dei contagi (almeno in Italia) rischia di trovare terreno fertile per poter colpire ancora più duramente la salute mentale delle persone.

Per il momento ci sono le rilevazione relative al primo lockdown per certificare quanto detto fin qui. Una è l’indagine realizzata dall’Università di Tor Vergata e da quella dell’Aquila, i due atenei hanno collaborata per intervistare un campione eterogeneo di 18.147 individui, uomini e donne di diversa provenienza ed estrazione sociale, i risultati non sono positivi:

  • l’83% lamenta sintomi riconducibili a un aumento dello stato d’ansia;
  • il 65% si è detto depresso;
  • il 64% ha problemi di insonnia;
  • il 59% ha problemi di anedonia;
  • nel 52% si rileva un diffuso senso di preoccupazione.

Ciò che è peggio, seppur prevedibile, è che questa condizione di disagio psichico non riguarda solo gli adulti ma anche i bambini. Quest’altra indagine è stata condotta dall’Ospedale Pediatrico di Genova “Giannina Gaslini”. Il campione è formato da 6800 genitori, sempre provenienti da tutto il territorio nazionale. Anche in questo caso i risultati non sono affatto confortanti:

  • il 65% dei piccoli da 0 a 6 anni palesa disturbi comportamentali e sintomi di regressione, soprattutto irritabilità, disturbi d’ansia e del sonno;
  • il 71% dei ragazzi da 6 a 18 anni dimostra il medesimo problema, con particolare difficoltà ad addormentarsi e svegliarsi.

C’è qualcosa che si può fare per contrastare il problema, per farsi trovare pronti al nuovo periodo difficile dell’inverno? Sì, ognuno può prendersi cura di sé e dei propri cari, innanzitutto rivolgendosi a uno specialista. La prima soluzione è questa, parlare con uno psicologo per i disturbi d’ansia, esperti di queste particolari patologie. Poi ci sono i servizi che sono stati attivati dalle varie regioni, alle quali pure ci si può rivolgere per trovare un aiuto certamente più accessibile ai più: numeri verdi e i centri di sostegno che fanno riferimento alle ASL. Basta una semplice ricerca su internet, anche una telefonata può aiutare a comprendere meglio lo stato della propria salute psicologica, e a prendersi meglio cura di sé.

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Redazione

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