La Storia di Aversa. A Via Roma impiccarono e decapitarono Marotta e Massese

Correva l’anno 1701. L’esecuzione avvenne sulla “via Nova” dove si trovava la chiesa di “Santa Caterina”. In pratica all’incrocio tra via Roma e Via Lamarmora. Furono impiccate e poi decapitate due persone: Pietro Marotta e Bartolomeo Massese.

Nel 1700 moriva il Re Carlo II lasciando sul trono di Spagna il figlio Filippo V. Napoli era governata dai Vicerè spagnoli da questi delegati.

Da quello che ti tramanda il Parente, che a sua volta lo ha appreso dal più antico “Anonimo Aversano”, alla morte di Carlo II, alcuni nobili Napoletani tentarono un colpo di mano (quello che oggi si chiamerebbe colpo di Stato). Il 23 settembre 1701 detti nobili iniziarono a sollevare il popolo contro il Re Filippo V.

Ci furono alcune scaramucce. Mentre i nobili reclutavano i loro adepti, si trovava a passare sul posto per puro caso un aversano che il Parente ci descrive come uno sfaccendato e nullatenente (allo stato ignoriamo di quale dei due giustiziati si trattasse). Tale personaggio prometteva ai nobili rivoltosi di inviare in battaglia a Napoli una guarnigione di valorosi Aversani e in cambio avrebbe avuto, in futuro, il potere assoluto sulla città di Aversa.

Messosi in marcia verso Aversa, giunto al ponte Mezzotta, incontrava l’altro giustiziato e insieme, alle ore 21, entravano in città gridando che Napoli era caduta in mano ai nobili congiurati e se gli Aversani non avessero combattuto al loro fianco la città sarebbe stata distrutta da un esercito di diecimila uomini.

Si creò un gruppo di rivoltosi, tutti Aversani, i quali presero d’assalto molti edifici al solo scopo di saccheggiare e rubare. Bruciarono le carte della Curia Regia (una sorta di Pretura dell’rpoca di cui ignoriamo la collocazione – forse San Domenico); bruciarono il palazzo degli Eletti dove ora si trova l’odierno Seminario. Il Cancelliere Notaio Gaieta riuscì a salvare alcune importanti carte fuggendo tramite una scala segreta che portava nella chiesa di San Paolo (all’epoca la Cattedrale non aveva l’odierna conformazione). Bruciarono il ritratto del nuovo Re e liberarono i detenuti dalle carceri del Vescovado e dalle Carceri Regie.

Il giorno dopo, il Regio Governatore di Aversa ordinò di restituire tutto quello che era stato rubato informando la popolazione, a suon di tamburi e trombe, che la sedizione di Napoli era stata placata e i nobili arrestati.

I rivoltosi di Aversa iniziarono a scomparire e a nascondersi con il bottino rubato la notte prima.

Il giorno dopo il Vicerè di Napoli mandò ad Aversa le sue truppe con a capo gli aversani Landulfo Patrizio e Giovanni Locarelli.  La scelta di mandare degli Aversani fu probabilmente dettata dal fatto che intendevano placare gli animi piuttosto che fare una carneficina. Furono catturati i capi dell’Insurrezione aversana Pietro Marotta, Bartolomeo Massese e Francesco Piccerillo. Uno di oro fu arrestato all’interno della cappella della Madonna di Loreto in San Paolo.

Massese e Marotta furono condannati a morte mentre Piccerillo arrestato e condotto alle carceri della Vicaria in Napoli.

Il 19 novembre 1701 alle ore 12 Massese e Marotta furono portati a consumare il loro ultimo pasto presso l’osteria San Carlo presso l’omonima Chiesa, ampiente approfondito in un nostro precedente articolo.

Uno dei due, di cui Parente ci dice essere stato il capo ma non ci dice il nome, fu legato sopra una tavola e strascicato per a città “a coda di cavallo”. L’altro fu portato a piedi. La forca fu costruita “in mezzo alla via Nova” vicino alla chiesa di Santa Caterina (leggi qui). In pratica all’attuale incrocio tra via Roma e Via Lamarmora. Fu una caduta veloce e una brusca frenata. I due corpi penzolanti furono lasciati lì fino al giorno dopo quando fu dato incarico al fabbro ferraiolo Vincenzo Rocco di costruire due “cajole” dove mettere le teste dei condannati. Il lavoro in ferro fu pagato ‘tre ducati’. Una delle due teste fu appesa presso il palazzo di città (forse San Domenico), poi per il gran fetore fu appesa all’interno del Castello (probabilmente il Castello Aragonese); l’altra fu appesa sulla porta di Napoli.

Bisogna precisare che nel 1701 la Porta Napoli, come la conosciamo ora, non esisteva (fu completata nel 1776). Probabilmente era da intendersi la porta che guardava Napoli: all’epoca era la porta di ‘Mercato Vecchio’ posta tra l’attuale via Vittorio Emanuele e Via Roma.

di Stefano Montone

Redazione

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